Punto e a Capo

Il video di Cannavaro: volendo si può andare oltre

Colpevolisti e innocentisti. Il Belpaese, quello dei cinquantacinque milioni di commissari tecnici, ma anche il “paesello” dei moviolisti aggiunti, degli opinionisti, e pure degli arbitri, ha giudicato i sei minuti e mezzo di video irradiato da “mamma Rai” alcune sere fa. I fotogrammi, hanno mostrato “sfaccettature” conosciute, ma mai raccontate, aspetti del mondo del calcio ipotizzati e  mai riscontrati. Ed hanno anche avuto l’opportunità di contestualizzare due ulteriori aspetti, uno legato al mondo dei calciatori, l’altro alla deontologia professionale dei giornalisti della televisione di Stato. Da una parte la tristezza di una stanza d’albergo dove conclamati campioni della patria pedata vivono la loro esistenza non solo come i comuni mortali, ma forse in maniera ancor più triste: conti in banca da favola e scherzi e lazzi da caserma. In altri contesti qualche opinionista di grido sarebbe stato pure capace di dire che “i giovani del filmato non hanno ideali”  o menate simili. Probabilmente non è stato detto solo perché il video narrava alcuni  momenti di vita degli “eroi della domenica” e non ragazzi di discoteca, “pischelli de borgata” o i diciottenni delle citycar. Ma, a prescindere dalla colpevolezza o meno di Cannavaro e dell’innocente filmato mandato in onda in seconda/terza serata (il doping è ben altro, lo sanno anche bambini delle elementari), lascia interdetti il comportamento di una emittente che dimenticando in chissà quale meandro il “diritto all’informazione” tanto decantato, e soprattutto “profumatamente pagato” dagli utenti mediante il canone annuale, ha confuso una “notizia” con un “momento di approfondimento”, delegando a un programma di intrattenimento una velina che avrebbe avuto il diritto di entrare nella scaletta di un telegiornale. Colpisce, inoltre, la disattenzione temporale: il filmato è stato conservato un mese negli scaffali della Rai. Forse, secondo il gotha dirigenziale di viale Mazzini, lo scoop può attendere, quando si tratta di calibrare gli ascolti, lo share e catturare l’attenzione dei telespettatori.

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Marcel Vulpis

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