All newsFederazioni Italiane

Il calcio italiano tiene ma non brilla nel report annuale FIGC-Arel-PWC. Rosso sul sistema di 317 milioni di euro (1)

La FIGC presenta oggi, nel corso del Seminario di aggiornamento per i giornalisti dell’USSI (Unione Stampa Sportiva Italiana), la quinta edizione di ‘ReportCalcio’, il rapporto annuale sul calcio italiano pubblicato dal 2011 con la collaborazione di AREL (Agenzia di Ricerche e Legislazione) e PwC (PricewaterhouseCoopers), che si pone l’obiettivo di presentare in un quadro organico tutti i principali dati che qualificano la dimensione, la struttura e l’articolazione del sistema calcistico italiano, sulla base dei dati aggiornati alla stagione sportiva 2013-2014.

Il volume è stato elaborato dal Centro Studi della FIGC. Sono 9 le Sezioni: il censimento del calcio italiano; il profilo delle Rappresentative Nazionali italiane; l’approfondimento sul calcio dilettantistico e giovanile; il profilo economico- finanziario del calcio professionistico ed il relativo contributo fiscale e previdenziale; un benchmark internazionale con i dati economici dei principali campionati continentali; il rapporto sugli stadi italiani; i modelli di governance del calcio professionistico; l’analisi dell’impatto economico generato sul territorio dalla finale della UEFA Europa League 2013-2014, disputata a Torino nel maggio 2014.

I dati che emergono da ‘Report Calcio 2015’ offrono numerosi spunti di riflessione sullo stato del calcio italiano, che si conferma un movimento sportivo di assoluto rilievo nel nostro Paese: nonostante una lieve contrazione (-8% le società, -2,8% le squadre, -0,8% i tesserati negli ultimi 5 anni), infatti, il calcio incide da solo per oltre il 25% sul numero complessivo di atleti tesserati per le 45 Federazioni Sportive Nazionali affiliate al CONI, per circa il 23% sul totale delle società e per oltre il 30% sul numero degli ufficiali di gara. Nella fascia di età compresa tra i 5 ed i 16 anni risultano registrati per una società di calcio quasi un ragazzo su cinque; e nella fascia 11-12 anni, quasi un ragazzo su quattro. In Europa, il calcio italiano è il quarto movimento di maggior rilevanza per squadre e tesserati, il secondo per numero di tecnici abilitati e il terzo in termini di forza arbitrale, settore nel quale l’Italia vanta il maggior numero di arbitri internazionali (36), nonché uno dei sistemi con il maggior numero di arbitri donne (1.693, solo la Germania ne conta di più).

page2image552.png

Il calcio si conferma inoltre un veicolo di integrazione sociale sempre più importante: nel 2013-14 il numero complessivo di calciatori stranieri tesserati per la FIGC è pari a 53.805, di cui il 70% relativi al Settore Giovanile e Scolastico. Il numero di stranieri minorenni al primo tesseramento è pari a 9.793, di cui la maggior parte proveniente da Albania (1.784), Romania (1.668) e Marocco (1.521).

Rispetto alle 54 Top Division europee, nel 2013-2014, la Serie A è al primo posto per età media dei calciatori (27,3 anni, rispetto ai 25,6 della Germania), al terzo per percentuale di calciatori stranieri (54,1%, superata soltanto da Cipro e Inghilterra, Spagna e Germania sono intorno al 40%) e all’ultimo posto per la quota di calciatori provenienti dalle giovanili dei propri club di appartenenza (appena l’8,4%, rispetto ad esempio al 23,6% della Francia).

Confermato anche il ruolo della Nazionale di calcio come simbolo sportivo del Paese: in base ai risultati di un recente sondaggio commissionato dalla FIGC a Doxa nell’ambito del dossier di candidatura per gli Europei 2020, quasi il 75% degli italiani si dichiara interessato agli Azzurri e l’84,4% afferma di seguirne le partite in televisione. Dati confermati dagli ascolti: le partite della Nazionale al Mondiale 2014 hanno registrato un ascolto medio pari a 14,9 milioni di telespettatori (e uno share medio del 68,36%). Tra i 10 eventi televisivi più visti nel 2014 si trovano 5 partite della Nazionale, di cui 2 (i match disputati contro Uruguay e Costa Rica) al 1° e al 2° posto.

Da un punto di vista economico – finanziario, il calcio professionistico italiano ha raggiunto nel 2013-14 i 2,7 miliardi di euro di valore della produzione aggregato (+1,2%), confermandosi una volta di più un settore economico di assoluto rilievo, pur continuando ad operare in forte perdita (317 milioni di euro nel 2013-14, in leggero peggioramento rispetto ai 311 del 2012-13), anche se tale livello risulta in forte diminuzione rispetto ai dati registrati nelle prime rilevazioni del ReportCalcio (solo nel 2010-11 la perdita era pari a 430 milioni di euro).

La situazione più critica si riscontra nell’analisi del profilo finanziario e patrimoniale: i debiti aggregati del sistema professionistico hanno sfiorato nel 2013-14 i 3,7 miliardi di euro (solo nel 2009-10 non superavano i 2,8 miliardi), mentre il Patrimonio Netto è pari ad appena 273 milioni di euro, in forte diminuzione rispetto ai dati registrati negli anni precedenti (solo nel 2009-10 era pari a 406,4 milioni). E’ opportuno sottolineare come i campionati con il più alto livello di fatturato rappresentino quelli con la perdita più significativa: negli ultimi 4 anni la Premier League inglese, il campionato benchmark nel mondo per capacità di produrre ricavi (quasi 3,2 miliardi di euro di fatturato al netto delle plusvalenze) ha “bruciato” 1,5 miliardi di euro, la Serie A quasi un miliardo e la Liga spagnola circa 130 milioni.

page3image552.png

Il movimento economico complessivo del calcio italiano, comprendendo l’attività professionistica, quella dilettantistica e il relativo indotto, produce inoltre un giro d’affari stimabile in circa 13 miliardi di euro, dato in crescita negli ultimi 10 anni del 53%. Incrociando tale dato con le classifiche annuali elaborate da Mediobanca, e relative alle imprese con il maggior livello di fatturato, il calcio si posiziona oggi tra le prime 10 industrie italiane. Al tempo stesso, il movimento calcistico continua a giocare un ruolo cruciale nel Sistema Paese anche sotto il profilo della contribuzione fiscale e previdenziale: nel 2012 con 884,6 milioni di euro (che diventano 1.022,9 se consideriamo anche il gettito derivante dalle scommesse sul calcio) rappresenta dopo quello inglese il secondo sistema professionistico nel mondo per livello di contribuzione fiscale e previdenziale. Un dato da considerare anche in termini indiretti: nel 2012 il contributo dello Stato italiano (erogato alla FIGC tramite il CONI) ammonta a 68,3 milioni di euro, a fronte di un ritorno, solo dal calcio professionistico appunto (senza contare quindi la dimensione dilettantistica e giovanile) di circa un miliardo, cioè un rendimento circa 15 volte superiore.

Nonostante il leggero miglioramento in termini di numero complessivo di spettatori presenti allo stadio nel calcio professionistico italiano nel 2013-14 (13,1 milioni, in crescita del 6% rispetto alla stagione precedente), la situazione delle strutture rimane critica: l’età media degli stadi di Serie A raggiunge i 62 anni, ed è di poco inferiore nelle altre serie professionistiche, la percentuale di posti coperti supera il 70% solo in Serie A, per poi scendere al 40% in Serie B e al 37% in Lega Pro. In circa il 40% degli stadi delle serie professionistiche è presente la pista di atletica (che peggiora la qualità della visione della partita) e nel 25% degli impianti di Serie A lo stadio non può essere utilizzato per fini alternativi rispetto alla partita di calcio (51% in Lega Pro, 68% in Serie B).

La novità di ReportCalcio 2015 è la nona sezione dedicata all’analisi dell’impatto economico generato dalla finale della UEFA Europa League 2013-2014 sulla città di Torino, che permette di dimensionare le potenzialità derivanti dall’organizzazione di eventi internazionali in vista delle finali di UEFA Champions League maschile e femminile nel 2016 (Milano e Reggio Emilia) e dei Campionati Europei UEFA 2020 (Roma). L’impatto economico diretto lordo generato dalla finale è stato di 17,5 milioni di euro: di questa cifra, il 72% (12,6 milioni) è il beneficio netto per il territorio (Torino e Area Metropolitana). In particolare, i settori che hanno fruito di questo indotto sono quello alberghiero e ricettivo (5,4 milioni), il ‘Food & Beverage’ (2,6), lo shopping (1,2), il tempo libero (0,5) e i trasporti (0,2).

Si è tenuta questa mattina a Coverciano la presentazione della quinta edizione di “ReportCalcio” il rapporto annuale sul calcio italiano con la collaborazione di AREL (Agenzia di Ricerche e Legislazione) e PwC (PricewaterhouseCoopers), che si pone l’obiettivo di presentare in un quadro organico tutti i principali dati che qualificano la dimensione, la struttura e l’articolazione del sistema calcistico italiano, sulla base dei dati aggiornati alla stagione sportiva 2013-­2014. Sono intervenuti all’interno delle due giornate di lavori dell’USSI: Carlo Tavecchio e Michele Uva per FIGC, Enrico Letta per AREL, Emanuele Grasso per PwC.

Previous post

Torneo Ravano 2015: un grande successo con protagonisti oltre 5000 bambini

Next post

Finale TIM Cup 2015: Lega Serie A e Infront portano il nuovo format televisivo 4K-UltraHD

Marcel Vulpis

Marcel Vulpis

No Comment

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *