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Il basket mondiale guarda al mercato asiatico

(di Marcel Andrè Vulpis) – Si chiude, nel pomeriggio di domani, la prima edizione itinerante nella storia del Mondiale di basket (a partire dallo scorso 25 agosto si è giocato in Indonesia, Filippine e Giappone), con una finale a sorpresa su cui in pochi, tra gli addetti ai lavori, avrebbero certamente scommesso.

La Germania, prima delle finaliste, arriva a questo super match imbattuta e affronterà, alla Mall of Asia Arenadi Manila (Filippine), una temibile Serbia, uscita vincente dalla semifinale che la vedeva opposta al Canada (95-86). Sempre in semifinale c’è stata l’impresa dei tedeschi sulle stelle NBA (riuscendo a vincere di appena due punti: 113 a 111).

Più in generale, è il successo della scuola europea rispetto a quella nordamericana (alla luce di questi risultati Stati Uniti e Canada si affronteranno solo per il 3°-4° posto). Per comprendere a pieno il peso della vittoria tedesca sugli statunitensi in semifinale, solo Sudan del Sud e Libano, durante questa rassegna internazionale, hanno incassato così tanti punti (più di 113) in una sola gara. Una débacle vera e propria per il “Dream Team” a stelle e strisce, destinata a restare indelebile negli annali della selezione, anche perché, sulla carta, era il quintetto più atteso.

Un mondiale in “salsa” asiatica

La scelta delle Filippine, da parte della FIBA (Federazione internazionale che governa il pianeta basket), non è stata casuale. Per ragioni squisitamente economiche si è puntato su una formula itinerante con ben tre nazioni coinvolte: il Giappone, l’Indonesia e appunto le Filippine. Sotto il profilo sportivo l’unico successo dei padroni di casa è stato sulla Cina (96-75), ma il vero successo riguarda, più in generale, il coinvolgimento, a tutti i livelli, dell’intero movimento di base. Nelle Filippine infatti la pallacanestro è sport nazionale (una sorta di religione) e il primo (se si guarda ai numeri) nel confronto con altre discipline. La popolazione supera attualmente i 110 milioni di unità e il 40% di questo universo pratica assiduamente il basket seppure a livello amatoriale (il 50% poi si dichiara anche supporter “appassionato”). E’ la nazione con il maggior numero di campi di pallacanestro “pubblici” al mondo (neppure gli Stati Uniti possono vantare una simile statistica).

Il boom della pallacanestro

La Lega basket filippina (denominata “PBA” conta su 12 franchigie) è tra le più antiche. Solo l’NBA la supera per storia e i match più importanti vengono trasmessi perfino nelle salette aeroportuali del Paese. Una passione, quella per il basket a stelle e strisce, confermata dai dati di share medi (sopra la soglia del 50%) in occasione della regular season. E a confermare questa tesi c’è il dato delle presenze in occasione (lo scorso 25 agosto) del match inaugurale contro la Repubblica Dominicana, quando, all’interno della Philippine Arena (l’arena al completo più grande al mondo), si sono assiepati sugli spalti più di 45mila appassionati (a fronte di una capienza di 55mila posti a sedere). Nel frattempo la FIBA è già pronta per le XX edizione, che si terrà in Qatar, dal 27 agosto al 12 settembre 2027, e vedrà scendere in campo 32 team nazionali.

Cresce il peso delle Filippine

Per il board della FIBA scegliere i tre suddetti mercati è stato un elemento strategico, non solo per crescere ulteriormente in notorietà e popolarità in Asia, ma anche per sancire gli investimenti decennali delle Filippine sul prodotto basket (non a caso la finale si gioca proprio a Manila). Una passione che decine di migliaia di filippini (emigrati all’estero negli ultimi 50 anni) hanno portato con loro, a livello culturale, ovunque si siano insediati. Anche in Italia la comunità filippina (presente in diverse province) ha trascinato i dati di share e audience dei match iridati trasmessi dai network tv, nelle ultime settimane, risvegliando un interesse per la pallacanestro mai sopito, ma certamente rimesso in moto dai risultati dell’ItalBasket (gli azzurri mancavano dai quarti di finale da oltre 25 anni). Un interesse, che, adesso, sarà sicuramente oggetto di riflessione soprattutto da parte della RAI, sempre a caccia di prodotti televisivi di interesse per il grande pubblico.

 

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Marcel Andre Vulpis

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