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GIOVANNI MALAGO’ RIELETTO PRESIDENTE DEL CONI. CONFERMATO AL 3° MANDATO

(di Lorenzo Di Nubila) – Giovanni Malagò (nella foto in primo piano) è stato rieletto presidente del Coni durante il Consiglio Nazionale Elettivo del Coni a Milano.
Il numero uno uscente ha ricevuto 55 voti, mentre gli sfidanti Renato Di Rocco e Antonella Bellutti ne hanno ricevuti rispettivamente 13 (il 18,84%) e 1 (l’1,45%). Malagò ha vinto con il 79,71% dei voti validi, raccogliendo 55 preferenze su 71 e con 69 schede valide.
“Gli faccio i migliori auguri e ringrazio Di Rocco e Belluti per il contributo che hanno dato. Non solo sono persone di sport, ma è stata una competizione civile e corretta”, le parole di Franco Carraro, che ha presieduto il Consiglio.
“Sarà il mio terzo mandato, sarà anche l’ultimo. Non mi risparmierò nel mio ruolo. A chi ha votato per Di Rocco e Bellutti dico che cercherò di fare il possibile per raccontargli che insieme si può scrivere una nuova pagina di storia dello sport italiano e del Coni e arrivare a un traguardo, essere più prestigiosi, forti e credibili in questi momenti di tempesta”, ha dichiarato Malagò.

“Ringrazio i miei due avversari elettorali”, ha aggiunto Giovanni Malagò, “mi hanno stimolato a moltiplicare le energie. Vi racconto una cosa che pochi sanno: in questi anni ho ricevuto molte proposte di fare cose sulla carta belle e prestigiose. Non le ho mai prese in considerazione. Per due motivi: perché ho preso un impegno nei confronti di tutti quelli che mi hanno detto che hanno fiducia in me. La seconda è perché per me non esiste un ruolo più bello di quello di presidente del Coni. Siete la mia famiglia, mi troverete sempre dalla stessa parte. Viva l’Italia”.
Alle dichiarazioni di Malagò si sono aggiunte quelle degli avversari: Antonella Bellutti, ex pistard, ciclista su strada e bobbista, ha dichiarato: Molte persone mi hanno convinto a candidarmi, molte persone che non si sentono rappresentate. Lo stupore per una candidatura femminile alla massima carica sportiva italiana si è trasformato in attenzione per una voce fuori dal coro. E poi in un’occasione per un dibattito intorno allo sport. I temi che rappresento hanno fatto sì che l’elezione del Coni sia diventata un fatto pubblico. Sono stata definita inesperta nonostante abbia tutti e 3 i requisiti richiesti per candidarsi, e mi sono posta la domanda se sarebbe accaduto lo stesso se fossi stata un uomo. E se l’è posta chiunque abbia letto i numeri di rappresentanza maschile nello sport: il gender gap è l’unica gara da vincere. I contenuti del mio programma li ho ritrovati nelle parole del presidente Draghi e della sottosegretaria Vezzali. Il mio programma è stato sostenuto dai fatti di cronaca, come il caso della pallavolista Lara Lugli: il silenzio è assordante, tra pochi giorni Lara Lugli dovrà sedere sul banco degli imputati per aver voluto un figlio che tra l’altro non ha avuto e nessuna istituzione pubblica si è levata a monito perché ciò non accada. La maternità è un diritto costituzionale, ma per lo sport cos’è? “.
Mentre Renato Di Rocco, dirigente sportivo e presidente della Federazione Ciclistica Italiana, ha affermato: “Il presidente uscente è stato molto bravo a valorizzare il marchio e nella raccolta pubblicitaria, che viene anche dal lavoro delle federazioni. L’unità a cui ci ha richiamati Malagò c’è sempre stata e ci sarà sempre. Il dialogo con le istituzioni invece è mancato ed è arrivato un decreto legge: credo sia doveroso accompagnare la riforma con la stessa unità. Da candidato ho visitato tutte le realtà: al Coni viene tutto nominato, mentre da anni le federazioni sono state quasi vessate da norme in cui tutte le cariche, davvero tutte, sono elettive. Una vera democrazia partecipata, mi piacerebbe che fosse così anche nell’ente di vigilanza, che è il Coni. Non ho mai visto una situazione così drammatica per i dipendenti. Ora in particolare con il mancato accordo di servizio con Sport e Salute. Lo smart working ha peggiorato ulteriormente la qualità del lavoro delle persone. Sul decreto di riforma, dico che dobbiamo lavorare tutti insieme e rivendico la centralità dell’istituzione Coni. Lo scorso anno abbiamo organizzato un campionato del mondo di ciclismo in 21 giorni, per il presidente del CIO Bach “un miracolo italiano”. Ma tante realtà stanno facendo da sole, non c’è una cabina di regia, manca la centralità del Coni come riferimento. Il Consiglio nazionale aveva chiesto di lavorare a un modello che sia lo sport post Covid. La chiusura del secondo canale di Rai Sport ha tolto molta visibilità allo sport. Credo sia il momento di creare un canale tv del Coni, o di Sport e Salute, perché credo che anche pochi minuti a settimana per ogni disciplina potrebbe alzare la visibilità, anche quella degli atleti. Tanti ottengono risultati e non ne hanno benefici di immagine. La Giustizia sportiva è un altro degli argomenti fondamentali da ritrattare. La mia candidatura è di totale servizio, non prenderò indennità. Lo scorso anno siamo stati etichettati da un ministro come “una casta”. Una delle cose che mi ha offeso di più lo scorso anno. Invece io credo che tutti i presidenti federali abbiano bisogno di un salario degno”.
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Redazione

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