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Equitazione – Il business del Derby di Capannelle

Il rischio c’era, e non era piccolo. Quando il derby italiano era stato declassato a livello internazionale, su decisione del Comitato Pattern al Gruppo 2, in quella che ormai viene chiamata comunemente serie B, con la conseguente riduzione del montepremi da un milione a 814 mila euro, gli organizzatori della corsa di galoppo non avevano nascosto i loro timori. «La retrocessione potrebbe avere un impatto negativo anche sugli sponsor, amplificato da un momento economico non certo favorevole, in cui le aziende tendono a stringere i cordoni della borsa», aveva dichiarato a Libero, il 18 febbraio scorso, Enzo Mei, presidente di Hippogroup Roma Capannelle. Invece il marketing e le capacità organizzative hanno avuto la meglio. Il derby, svoltosi sabato scorso, ha portato un buon raccolto. E non solo a livello di sponsorizzazioni, ma anche di affluenza di pubblico. E con oltre 1,6 milioni di euro di giocate. Come ci ha spiegato lo stesso Mei.

Partiamo dai risultati. Dopo la notizia della retrocessione in B lei temeva un disamoramento da parte degli sponsor. Anche se il Derby è pur sempre la corsa di seconda fascia con la più ricca dotazione in Europa. Alla fine come è andata?

«Direi bene, abbiamo raccolto oltre 400 mila euro, circa il 25% in più dello scorso anno. E il dato appare ancora più favorevole se teniamo conto che siamo ancora in recessione».

Eppure il parco dei partenti non era eccellente, con un solo cavallo straniero (ndr: il britannico Mastery, della Godolphin – prestigiosa scuderia che fa capo allo sceicco Maktoum Al Maktoum- vincitore con un fantastico finale, sotto la guida di Frankie Dettori).

«Questo è dovuto al ridimensionamento del montepremi. Occorre dire che, per attirare gli stranieri, l’Unire aveva garantito che i premi sarebbero stati pagati subito dopo i risultati dell’antidoping. Una buona mossa. Peccato sia stata comunicata tardi, quando i giochi ormai erano praticamente fatti».

Come spiega, allora, i buoni risultati delle sponsorizzazioni?

«Abbiamo speso il buon nome di Capannelle, che da anni ha sviluppato una politica di marketing destinata a coltivare rapporti di autentica partnership con gli sponsor e a trasformare il Derby di Roma in un evento. A partire dalla data, fissata ormai stabilmente nel secondo sabato di maggio, che sta diventando “il giorno del derby”».

Avete quindi puntato decisamente sul marketing communication?

«Certo. Uno dei punti di forza è stato una campagna di affissioni con 350 manifesti di 3 metri per 4, che ha coinvolto anche 400 autobus, per un investimento, a listino, di 200 mila euro (ndr: per il calcolo della spesa reale va comunque tenuto conto dei forti sconti oggi praticati nella pubblicità). Abbiamo poi pubblicato il primo numero di “Derby” un’elegante rivista patinata, distribuita in 5 mila copie, che rafforzava l’immagine di alto standing dell’evento. Inoltre, con tre nostri sponsor, Cinecittàdue, Euroma2 e Porta di Roma, importanti centri commerciali, abbiamo concordato un’iniziativa per cui ragazzi vestiti da fantini regalavano gadget e proponevano biglietti a prezzi agevolati».

Il Derby ha poi avuto una buona copertura televisiva. Oltre alla copertura della giornata garantita da Unire Sat (Canale 220 di Sky), ci sono stati la diretta nazionale, alle 18, su Rai 3 e alcuni servizi su Rai sport più (digitale terrestre). Passando agli spettatori, siete soddisfatti dell’affluenza?

«Sì, con un pubblico di quasi 12 mila persone, siamo cresciuti rispetto allo scorso anno di oltre il 20%. Il derby sta diventando un autentico evento che va oltre lo spettacolo ippico in senso stretto. È sempre più ambita la vittoria al concorso per la spettatrice più elegante, che organizziamo da qualche anno, e il pubblico mostra di gradire anche gli intermezzi musicali».

Già da qualche anno, con il restauro del Cavallo di Vicolo delle Palme, la scultura in bronzo attribuita addirittura a Fidia, attualmente ai Musei capitolini, Capannelle lega la propria attività all’arte.

«Il derby è stato presentato in occasione di due manifestazioni artistiche. La prima si è tenuta il 15 aprile, presso le Scuderie del Quirinale con una mostra sui cavalli e il futurismo. L’altra il 9 maggio alla Galleria nazionale d’arte moderna, dove, dopo un percorso attraverso opere dell’Ottocento e del Novecento, è avvenuta la presentazione del 126esimo Derby italiano. Ritengo che uomini, cavalli e cultura vivano insieme da sempre, quindi il legame ippica-arte sia naturale. L’arte inoltre è up to date, e aiuta a riposizionare l’immagine verso l’alto. Vorrei aggiungere un altro elemento: il percorso artistico delle Gallerie d’arte moderna continuerà sino alla chiusura di Piazza di Siena, questo per sottolineare un legame con il mondo dell’equitazione».

Anche alcuni esponenti del mondo finanziario, come è emerso da anche da un’inchiesta pubblicata in questa rubrica lo scorso primo aprile, teorizzano l’utilità di un approccio multidisciplinare al cavallo.

«I vantaggi sarebbero molteplici. Innanzitutto c’è un humus comune di proprietari e allevatori. Poi si creerebbe una massa critica che darebbe più forza al settore. Infine, l’equitazione è uno sport di moda e di ottima reputazione. Un rapporto più stretto migliorerebbe pure l’immagine dell’ippica».

Domenica prossima c’è la giornata del Premio Presidente della Repubblica. Una corsa importante, con soli 300 mila euro scarsi di montepremi. Gli sponsor però non mancano, e balza all’occhio che quasi tutti sono arabi.

«Come ho già accennato a proposito del Derby italiano, noi tendiamo a coltivare i rapporti con gli sponsor. La storia della partnership con gli arabi risale a qualche anno fa, quando, tramite il consulente Paolo Benedetti, abbiamo avviato un gemellaggio con l’ippodromo di Nad al Sheba, nel Dubai, cui ne è subentrato un altro con l’impianto di Jebel Ali. Da questi rapporti sono scaturite le sponsorizzazioni che, per la giornata di domenica 17 maggio complessivamente ammontano a 60 mila euro, una cifra in crescita rispetto allo scorso anno. Il Premio Presidente della Repubblica, però, è sponsorizzato dagli inglesi di At the Races (ndr tra gli sponsor anche del Derby di sabato scorso), cui ci lega un accordo pluriennale che dura da 7 anni. Quest’anno l’importo è di altri 30 mila euro».

fonte: Libero-news.it

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Marcel Vulpis

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