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Editoriale – Platini e il Fair Play Finanziario: abbiamo scherzato

A sorpresa Platini ha dichiarato a “Le Parisien”: “Chi si aspetta lacrime e sangue però sarà deluso. Nessun club sarà escluso dalla Champions League…non esiste solidità giuridica per il fair play finanziario Uefa, i club potranno fare ricorso, ma abbiamo un sostegno unanime da parte delle istituzioni. E ancora: “Non è per nulla certo che il PSG rispetti il fair play finanziario. I debiti totali del club sono passati a 1,7 miliardi a 1 miliardo di euro. La scommessa la stiamo già vincendo. Il modello economico del Psg è particolare e atipico. Il contratto con il QTA è per lo meno innovativo, ma solleva questioni sulla sua validità e sulla correttezza del montante. Non posso però dire che il PSG giochi con i limiti delle nuove regole Uefa”.
C’è da riflettere sul fatto che queste dichiarazioni arrivino tre anni dopo il lancio del progetto FPF. Praticamente più che un meccanismo per rendere più competitivo il mercato del calcio europeo, si sta rivelando un gioco di scacchi, in cui i top club, member partner del sistema UEFA, a torto o a ragione, devono per forza scendere in campo, perché in caso contrario la Champions league, per esempio, non avrebbe la stessa attrattività per i network tv di tutto il mondo. Da tagliola per club cattivi, il FPF di Michel Platini si sta trasformando in un vero e proprio “soufflé” e a pagare, vedrete, saranno solo piccoli/medi club sconosciuti, per mostrare all’opinione pubblica, che, alla fine, qualcosa è stato fatto, almeno a livello statistico. 
A distanza di tre anni ha avuto ragione, ancora una volta, Adriano Galliani (AC Milan), che, sin dall’inizio, fece notare che giuridicamente parlando non c’era alcuna regola scritta che imponesse ai club di calcio come autofinanziarsi (a partire dalle operazioni intra-gruppo messe in campo nell’ultimo biennio dal ManCity e/o dal PSG). Una iniziativa assolutamente poco “liberale” e facilmente oggetto di opposizione da parte delle società di calcio sia in ambito domestico che in campo continentale. 
Nessun club sarà escluso dalla Champions League…non esiste solidità giuridica per il fair play finanziario Uefa, i club potranno fare ricorso, ma abbiamo un sostegno unanime da parte delle istituzioni. E ancora: “Non è per nulla certo che il PSG rispetti il fair play finanziario. I debiti totali del club sono passati a 1,7 miliardi a 1 miliardo di euro. La scommessa la stiamo già vincendo. Il modello economico del Psg è particolare e atipico. Il contratto con il QTA è per lo meno innovativo, ma solleva questioni sulla sua validità e sulla correttezza del montante. Non posso però dire che il PSG giochi con i limiti delle nuove regole Uefa”.
C’è da riflettere sul fatto che queste dichiarazioni arrivino tre anni dopo il lancio del progetto FPF. Praticamente più che un meccanismo per rendere più competitivo il mercato del calcio europeo, si sta rivelando un gioco di scacchi, in cui i top club, member partner del sistema UEFA, a torto o a ragione, devono per forza scendere in campo, perché in caso contrario la Champions league, per esempio, non avrebbe la stessa attrattività per i network tv di tutto il mondo. Da tagliola per club cattivi, il FPF di Michel Platini si sta trasformando in un vero e proprio “soufflé” e a pagare, vedrete, saranno solo piccoli/medi club sconosciuti, per mostrare all’opinione pubblica, che, alla fine, qualcosa è stato fatto, almeno a livello statistico. 
A distanza di tre anni ha avuto ragione, ancora una volta, Adriano Galliani (AC Milan), che, sin dall’inizio, fece notare che giuridicamente parlando non c’era alcuna regola scritta che imponesse ai club di calcio come autofinanziarsi (a partire dalle operazioni intra-gruppo messe in campo nell’ultimo biennio dal ManCity e/o dal PSG). Una iniziativa assolutamente poco “liberale” e facilmente oggetto di opposizione da parte delle società di calcio sia in ambito domestico che in campo continentale. 

Il numero 1 dell’Uefa, Michel Platini, ha rilasciato al quotidiano “Le Parisien” una intervista sul tema del Fair Play Finanziario. La regola base del FPF è semplice: non si può spendere più di quanto si è incassato come ricavi commerciali, diritti tv, ticketing e merchandising/licensing. In caso contrario, a partire dal mese in corso, l’Uefa potrebbe comminare ai club poco “virtuosi”, una serie di sanzioni (ben sette diverse, con un grado crescente di gravità) fino all’esclusione dalle competizioni internazionali (Champions league, SuperCoppa di Lega ed Europa League).

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