Editoriale – La legacy delle Paralimpiadi di Londra2012
Le centinaia di migliaia di persone che hanno affollato stadi, impianti e i costi dei biglietti che non erano diversi da quelli Olimpici.. i milioni di telespettatori di tutto il mondo, porteranno nel cuore e nella mente ciò che hanno visto e vissuto, Atleti, ognuno con le sue differenze, a esprimere valori, talento e umanità.
Lo sport paralimpico è decisamente più avanti della società. Chi ha visto le immagini che arrivavano da Londra lo ha capito. Dopo pochi minuti la disabilità scompariva, o meglio, rimaneva come condizione, ma l’attenzione era all’atleta.
Per chi ha vissuto come me, questa avventura Paralimpica era come vivere in ” Paradise”, ( così cantavano i Coldplay durante la cerimonia di Chiusura dei Giochi Paralimpici di Londra) e vi assicuro, all’Olympic Park si stava in Paradiso.
Per due settimane Londra ha visto oltre 4000 persone di ogni età, provenienti da 166 Paesi diversi, con disabilità, culture, colore della pelle, religioni diverse, e loro hanno reso reale , tangibile il motto “Inspire a generation.
L’edizione di Pechino2008 ha segnato un chiaro cambiamento di rotta con “ a letter for the future” , in merito ad organizzazione, media e atleti, Londra 2012 è stato un vero e concreto cambio di passo, un segnale chiaro e forte alle nuove generazioni che hanno già dato segnali importanti di averlo capito.
Il Presidente del Comitato Paralimpico Internazionale Philip Craven aveva chiesto ai media accreditati, mai così numerosi prima d’ora alle Paralimpiadi, di non utilizzare il termine “disabile”. E allora, forse ispirati dalla colonna sonora utilizzata per accompagnare la sfilata nella cerimonia inaugurale e le vittorie della nazionale britannica (la mitica Heroes di David Bowie), i media si sono buttati sul termine “eroi”.
Io nello Sport preferisco ATLETI.
Nella cultura di casa nostra sarebbe bene considerare eroi quei disabili e le loro famiglie che lottano quotidianamente pur ricevendo ancora oggi scarsa considerazione da un sistema attento solo al rappresentare più che soddisfare le semplici esigenze di essere persone .
Avere dei mezzi pubblici consoni ed adeguati e non il parcheggio gratis in centro città o davanti al centro commerciale.
Accessi, ausili e pratiche burocratiche mirate a limare le difficoltà della loro quotidianità e non il biglietto gratuito allo stadio o ai concerti oppure indicazioni su che “cesso” sedersi….
L’avventura della nazionale paralimpica italiana a Londra è stata un trionfo.
28 medaglie, 10 più di Pechino 2008 (http://www.london2012.com/paralympics/medals/medal-count/).
Tra le tante ispirazioni c’è quella generata dall’amico Alex Zanardi. Per il suo essere uomo prima che campione.
Al termine di ogni gara ringraziamenti alla famiglia ai compagni di squadra nominati ad uno ad uno con nome e cognome. Una risposta, una foto, un sorriso per tutti e con tutti.
E prima delle Paralimpiadi serietà, professionalità e una continua, ossessiva e maniacale ricerca di migliorie, per se stesso e il suo mezzo, l’handbike, che al termine di ogni gara abbraccia , bacia , ringrazia e alza al cielo come fosse un essere umano. In una parola: esemplare.
Alle nuove generazioni non resta che cogliere queste ispirazioni e nessun altre generate dalla Paralimpiadi di Londra con uno sguardo diverso, avanti, oltre l’orizzonte.
(di Pierangelo Vignati – oro nel ciclismo paralimpico a Sydney2000)* – “Inspire a generation”, ispirare le nuove generazioni, è stata la riflessione che ha scardinato ed è entrata nella cultura della gente, nell’estate olimpica di Londra, che si è conclusa con la cerimonia di chiusura allo Stadio Olimpico con il passaggio della bandiera paralimpica tra il Sindaco di Londra e quello di Rio de Janeiro sede dei giochi 2016.
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