Federazioni Italiane

CSI – Il Presidente Massimo Achini sulla legalizzazione del doping

«Il problema – continua Achini – non è soltanto etico, dell’atleta di livello che oggi ricorrendo al doping “bara” per fare meglio degli avversari. Chi ha a cuore lo sport giovanile sa che i ragazzi mutuano passivamente dallo sport “maggiore” attitudini, comportamenti, strumenti. Legalizzare il doping tra i “pro” darebbe per imitazione il via libera alla sua diffusione tra i ragazzi, diffusione che tra l’altro stia già avvenendo e che è difficilissima da monitorare».

«Voglio credere che il professor Veronesi – conclude il presidente del CSI – abbia lanciato una semplice provocazione. Uno studioso del suo calibro non può ignorare quante cattive abitudini abbiano già contagiato il mondo giovanile: ricorso all’alcool, alle droghe pesanti e leggere. Noi pensiamo che proprio lo sport possa funzionare da antidoto per orientare i giovani a stili di vita salutari. Aprire le porte all’idea che il doping in fondo sia tollerabile sarebbe la fine, un autogol clamoroso. Anche per questo ringrazio il presidente del CONI, Petrucci, per aver preso subito posizione contraria, ricordando il dovere dello sport, “grande” e “piccolo”, di offrire ai ragazzi modelli positivi».  

«La proposta di Umberto Veronesi di legalizzare il doping, sia pure
limitatamente al settore professionistico, è inaccettabile sotto ogni profilo e
pericolosissima per gli inevitabili riflessi che avrebbe sullo sport giovanile».
La bocciatura viene da Massimo Achini, presidente del Centro Sportivo Italiano,
oltre 900.000 tesserati, di cui circa la metà costituita da atleti sotto i
vent’anni.

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Marcel Vulpis

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