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Co-marketing: il brand Michael Phelps opportunita’ per le aziende sponsor

(da Sailbiz.it) – Ricordate questa foto, che ritrae Michael Phelps sul divano insieme all’ex ginnasta sovietica Larisa Latynina? Era una pubblicità di Louis Vuitton, per la quale il Cannibale rischiò di perdere le medaglie di Londra 2012, essendo comparsa su Twitter a Giochi in corso. Esempio cardine di una carriera, dal punto di vista commerciale, agli antipodi: un atleta capace di attirare grandi sponsor come raramente si è visto nel nuoto, come di perderli (o andarci vicino) per colossali sciocchezze. 


Basti pensare a Kellogg’s, che gli voltò le spalle dopo la vicenda del ‘bong’. Sia chiaro, qui non c’entra l’attenzione mediatica: ieri, giornali e agenzie ‘sparavano’ in ogni dove il suo ritorno (di nuovo) alle gare, 15-18 aprile all’Arena Pro Swim Series di Mesa in Arizona. E in effetti sembrava strano che scegliesse l’estero per il nuovo ‘bagno’, la francese Chartres; lui che è simbolo degli Stati Uniti, ai tempi fatto proprio anche dall’allora Presidente George Bush Jr(leggi qui). 

Ieri, alla fiera internazionale di Monaco, ha anche illustrato i primi frutti della partnership – e un MP in primo piano dall’ovvio significato – con il marchio italiano di swimwear Aquasphere, per il quale è testimonial e consulente nello sviluppo dei prodotti. Ma quanto è l’uno e quanto l’altro? L’attenzione è sempre forte, si diceva, anche dopo l’arresto: anzi, sono fioccati premi di siti e giornali acquatici, forse per sfatare lo stereotipo dell’americano facile a metteri su un piedistallo, come a toglierti. 

C’è da dire che l’olimpionico, e ha giocato a suo favore dal punto di vista dell’immagine, ha ammesso la colpa, accettato l’esclusione dai Mondiali 2015, è stato in clinica riabilitativa e, ora, si spende per i giovani. Ma l’episodio gli costò l’arrivo in Argentina, evento per il quale gli organizzatori si erano spesi per un anno. C’è ancora la stessa fiducia a investire su di lui, come atleta? Difficile dire persino quale sarebbe l’incidenza su Rio 2016 di una sua presenza. Se la Nbc ha spinto gli organizzatori a fare le finali ‘in notturna’ (ora locale), per massimizzare l’audience, significa che si punta forte sul nuoto. Ma più che Phelps – che potrebbe superare Pablo Morales come più anziano oro olimpico tornato dopo un ritiro – l’anno scorso il magazine SportsPro indicava Missy Franklin (che a sua volta rischia di essere scalzata da Katie Ledecky) come volto Usa ai Giochi. 

Che scenda o meno di nuovo in vasca, Michael Phelps è l’icona del nuoto, pur con tutti i difetti (a livello di vita personale). Una cosa è certa: quando si muove attrae folle di fan (alla parti di altri sport professionistici statunitensi) e colossi del marketing fanno a gara per averlo accanto a sé. Non è solo un super campione, è soprattutto un personaggio. Essere leader e bucare gli schermi non è qualcosa che si affina con ore e ore di studio, è una dote innata. O la si ha o è meglio restare a concentrarsi sul nuoto. Certo rivederlo in gara a RIO2016 sarebbe una bella scommessa, sia per l’atleta a stelle e strisce sia per i suoi sponsor, vecchi e nuovi. Provare per credere. 

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Marcel Vulpis

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