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Cessione Milan: Cina all’attacco dell’Europa passando per la galassia calcio

Colonizzati dai nuovi ricchi di un pianeta calcio sempre più globale e con investimenti a otto zeri, che, oggi, pochi imprenditori tricolori possono permettersi di continuare a fare in serie A. Un sistema, quest’ultimo, che genera fatturati di livello, ma anche perdite costanti, perché, non è gestito come un’industria nel senso letterale del termine (ovvero profitti al termine di ogni stagione sportiva).

La Cina è il “contenitore economico” più interessato all’Europa del football (dopo l’espansione, negli ultimi anni, degli emiri del Qatar ed EAU), e l’Italia ha marchi di assoluto prestigio, seppure molto impolverati, a guardare, soprattutto, le ultime stagioni delle milanesi. I rossoneri, per il terzo anno consecutivo, rimarranno fuori dalla Champions e dall’Europa league.

West Midlands chiama Villa Certosa

Mentre Silvio Berlusconi a Villa Certosa, nel buen ritiro sardo, chiudeva la sua era nel calcio nostrano, da un’altra parte in Inghilterra (più precisamente nel West Midlands), uno sconosciuto 42enne imprenditore di Shanghai, Guochuan Lai, acquistava per 150 milioni di sterline, attraverso la Yunyi Guokai Sports Development Ltd, il club di Premier league West Bromwich Albion, che, nella sua storia, ha vinto solo un titolo nazionale nel lontano 1920. Nulla rispetto ai 28 trofei (ben otto scudetti) portati a casa dal patron Berlusconi. Operazioni di acquisizione che devono essere contestualizzate nel disegno, neppure troppo nascosto, da parte del governo cinese, di candidarsi come paese organizzatore dei prossimi Mondiali di calcio del 2030.

Un mese fa Dalian Wanda, colosso dell’entertainment e del mercato immobiliare con sede a Pechino, ha stretto una collaborazione pluriennale con la Fifa, e, prima ancora, ha acquisito il 100% delle azioni di Infront Sports & Media (per 1,05 miliardi di euro), la più importante centrale internazionale specializzata nella intermediazione di diritti tv e marketing nel mercato dello sport.

Il diktat di Fininvest

L’holding del Biscione, proprietaria del 99,93% delle azioni della gruppo Milan, stretta da problematiche più stringenti, come la “grana” Vivendi-Mediaset Premium (ancora in fase di evoluzione, soprattutto in ambito legale) non poteva continuare ad essere la “banca” della società rossonera.

Il gruppo Fininvest ha chiuso l’esercizio 2015 con un risultato netto consolidato in sostanziale pareggio a -0,1 milioni di euro, ma in calo rispetto ai 9,9 milioni del 2014. Su questi numeri hanno pesato gli interventi a favore del Milan negli ultimi cinque esercizi. Il valore del giro d’affari, solo considerando il periodo 2013/14/15, è stato di 244,4 milioni di euro, ma nel 2015 si è scesi a 209 milioni di euro. Troppo pochi per poter competere in ambito internazionale, contro colossi da oltre 600 milioni di euro di giro d’affari, come Real Madrid o Barcellona.

Nell’ultimo bilancio la perdita consolidata netta rossonera è stata di 89,3 milioni; nel 2014 aveva raggiunto livelli ancora maggiori: -91,3 milioni di euro. Da qui il diktat di Fininvest di accelerare il signing della cessione, attesa, nel suo complesso, per il prossimo Natale 2016 (i 520 milioni di euro promessi verranno pagati in tre distinte tranche).

Sino-Europe: l’idea Milan nasce in Borsa

Nel luglio 2015 la Borsa di Hong Kong subisce una forte contrazione. Tra le società più colpite vi è anche l’Haitong securities partecipata proprio da Haixia Capital, il fondo statale cinese che guiderà l’operazione di acquisizione del gruppo Milan.

In poche ore i vertici guidati dal finanziere Lu Bo, decidono di smobilizzare una posizione in Haitong considerata troppo rischiosa. Arrivano a svendere le proprie azioni, con una perdita netta del 20%, ma portano a casa circa 791 milioni di euro. Casualmente una cifra molto vicina ai 740 milioni promessi a Fininvest, e quindi alla famiglia Berlusconi. La società di venture capital, localizzata a Fuzhou (21° centro urbano della Cina per dimensioni demografiche) è molto aggressiva sui mercati e non ha paura di riallocare, in poche ore, pacchetti di azioni di proprietà allocate in diversi investimenti, dall’alimentare al settore industriale. Questo profilo di Lu Bo, come il basso livello di caparra pagata a Fininvest (circa 15 milioni con la promessa di ulteriori 85 milioni entro i prossimi 35 giorni) sono i due “nei” dell’operazione in esame. Ma come ha correttamente sintetizzato Silvio Berlusconi la cessione del gruppo Milan è stata dolorosa, ma assolutamente necessaria.

Il freno tirato dei cinesi avrà sicuramente degli effetti sul calciomercato rossonero, che termina a Milano il prossimo 31 agosto.

Sarà infatti un mercato caratterizzato da molti prestiti onerosi, con obbligo di riscatto, così come è avvenuto negli ultimi tre anni di gestione Barbara Berlusconi-Adriano Galliani. Per tornare realmente competitivi bisognerà attendere la prossima estate e i primi 100 milioni di euro del tesoretto da 350 milioni promesso da Sino-Europe, società veicolo creata per regolare l’intera operazione di acquisizione del club milanese. (fonte: l’Unità/rubrica “Dialoghi” – domenica 14 agosto)

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Marcel Vulpis

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