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Calcio violento: ragazzo sordo scalciato e picchiato non può denunciare

(di Gianni Bondini) – Viviamo in un paese a dir poco kafkiano. Vi raccontiamo questa singolare storia ai limiti dell’assurdo, ma assolutamente reale.

Lunedì a Roma, ma si è saputo solo oggi, Mirko M. (usiamo l’anonimato per evitare ritorsioni) scende in campo per una partitella. Il ragazzo è sordo ma è accolto in una squadra di udenti perché col pallone ci sa fare.
Campetto di calcio nella zona di Casal Morena. Dopo il fischio d’inizio la partita è dura. Mirko fa un paio di numeri e l’avversario di turno lo stende. E’ uno tipo piuttosto falloso e alla protesta a gesti del ragazzo sordo reagisce con una testata che spacca il labbro di Mirko.
Soccorso e portato a casa, mentre l’aggressore si dilegua indisturbato, il ragazzo sordo viene accompagnato a casa. Mirko vive con una compagna pure lei sorda, ma in grado di farsi capire meglio e molto esperta nella “lingua dei segni”.
Valeria O., così si chiama la compagna di Mirko, si allarma per la ferita che non smette di sanguinare e lo accompagna all’Ospedale. Cinque punti di sutura tra le labbra e il palato e la raccomandazione di tenere la bocca chiusa. Vi meravigliate, perché siete abituati alla definizione “sordomuto”?

Niente di più sbagliato: ci sono anche casi di sordi che sono anche muti, ma in genere se una persona priva di udito articola parole incomprensibili o evitare di dire qualcosa, ciò avviene perché non sentendo non riesce a parlare, come avviene nel bambino che per imitazione pronuncia le prime parole. Ma torniamo ai nostri due sfortunati ragazzi sordi.
Terminata la medicazione, Valeria accompagna Mirko a fare la denuncia alla Stazione dei Carabinieri a Morena. Dopo che il ragazzo ferito si è visto allo specchio e ha verificato la gravità del danno subìto.
A ricevere i due ragazzi è un maresciallo giovane e cortese. Valeria si fa capire e spiega il fattaccio, perché oltre alla lingua dei segni, parla in maniera comprensibile. Il maresciallo comprende la situazione e sempre gentilmente spiega ai due ragazzi che non può raccogliere la denuncia. Perché in quanto sordo i due ragazzi non sono” legalmente in grado di presentare una regolare denuncia”. Lo possono fare solo se accompagnati da una persona udente o forniti da un interprete della lingua dei segni. Il maresciallo conclude l’incontro con la dichiarazione: “E’ la legge”.
Ma i due ragazzi sordi sono considerati, per legge in termini sanitari, “non bisognosi di accompagnamento”. Quindi autonomi. Per tutto tranne che per far valere i propri diritti in caso di aggressione.
Mirko e Valeria, non dispongono né dell’interprete della Lingua dei segni né di una persona, che almeno in “costanza dell’aggressione” possa accompagnarli dai carabinieri. Ma ci sono altre persone sorde che vivono sole e non saprebbero neanche a chi rivolgersi in un caso analogo.

Vi sembra possibile, in un paese che manda una folta rappresentanza ai Giochi Paralimpici e che, poi, limita di diritti di quegli stessi, anche se fossero paralimpici, sordi? C’è veramente da preoccuparsi, o no?

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