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Bardelli (Ticketone) illustra le caratteristiche del mercato del secondary ticketing

Intervenuto nel corso del pomeriggio di Rete Sport, il director of sport business di Ticketone, Amedeo Bardelli, ha fatto chiarezza sui problemi in occasione della vendita dei tagliandi di Roma-Liverpool e sul fenomeno del “secondary ticketing”.

Premettendo che Ticketone non c’entra più niente con i biglietti della Roma, volevamo approfittare dell’esperienza maturata. Cosa succede quando un evento del genere non si riesce fino in fondo a governare?

Eventi di questo tipo hanno una rilevanza ed una risposta di pubblico sicuramente anomala data la grande richiesta di biglietti che c’è. Questo chiaramente dà adito a tutta una serie di congetture che vengono prodotte sia dai tifosi che dalla stampa perché giustamente c’è tanta gente che resta senza biglietto, rimanendoci male e protestando. Il giorno della vendita libera è sicuramente il giorno più caldo in genere, è normale che una grandissima richiesta di biglietti crei i problemi che ci sono stati. Poi è ovvio che questo va gestito dalla politica di vendita della società, ma la società deve avere i mezzi per essere supportata dalla società di ticketing che utilizza. Se no si dovrebbe cercare di fare una politica generale sull’acquisto dei biglietti come altri club di Serie A, come Napoli e Juventus, che in modi opposti hanno venduto i loro biglietti per i propri grandi eventi affrontando bene la vendita. Il club di Torino ha impostato una politica mirata sulla fidelity, cioè su un tifoso che negli ultimi tempi è stato fornito di una serie di card e membership che acquista e da cui ha una serie di vantaggi in prelazione, scaglionata in più fasi fino al totale sold out: ad esempio, Juventus-Napoli di questo turno di campionato è andata esaurita proprio in questo modo.

Sono state quindi dilazionate le richieste attraverso gli scaglionamenti, con meno corsa affannata?
Esatto. Il Napoli ad esempio distribuisce i propri tagliandi in tre fasi di vendita: la prima rivolta agli abbonati, la seconda a chi possiede la fidelity card e infine la vendita libera, che va soprattutto nei punti vendita dato che la città partenopea è quella che utilizza di meno i servizi internet per acquistare biglietti. Lì chiaramente la rete di vendita deve funzionare. La vendita di un biglietto calcistico è molto più lenta rispetto a quella di altri eventi, ci sono più controlli, bisogna scrivere il nominativo, così del genere. Ancora, il Napoli non effettua il cambio nominativo: la persona che acquista il biglietto deve andare allo stadio, non può passare il proprio tagliando ad un altro, e questo permette di evitare tutto il discorso bagarinaggio e secondary ticketing. Dove non è possibile cambiare il nominativo non è poi possibile rivendere un biglietto su un circuito secondario.

Cosa avviene dietro queste reti di vendita secondarie?
Per quanto riguarda lo Sport, non ho mai visto una società di calcio alimentare il secondary ticketing. Facciamo un esempio, prendendo una partita di calcio per la quale i biglietti non sono ancora in vendita. L’abitudine di tutte le società è non dare il prezzo per un evento prima di una settimana o dieci giorni. Difficile che una società di calcio venda sul lungo periodo, soprattutto se su un evento ci sono restrizioni di sicurezza. Capita, invece, di trovare siti che già mesi prima vendono questi biglietti: non fanno altro che accettare prenotazioni, facendosi pagare, per poi presentarsi al momento in cui inizia la vendita con i propri agenti muniti di dati personali dei clienti ad acquistare i tagliandi presso i punti vendita o facendolo tramite internet. Per i match clou, ovviamente, non sapranno mai quanti biglietti riusciranno a reperire. In molti tra coloro che hanno acquistato questa sorta di prevendita hanno poi la possibilità di restare senza nulla in mano. Altri al momento del ritiro dei biglietti se ne trovano in tasca di diversi rispetto a quelli scelti. Ce ne sono decine e decine di siti che offrono questo servizio a prezzi maggiorati. Fermarli? Lottiamo da tempo contro questo fenomeno, che è un danno di immagine anche per le società incaricate della vendita dai club. Una mossa potrebbe essere quella di controllare i flussi di acquisto: l’enorme richiesta al pronti e via delle vendite per un evento può evidenziare comportamenti anomali su alcuni lotti di biglietti, che potrebbero quindi essere annullati con tanto di rimborso nel caso si riscontrino irregolarità. 

Andare in strada ed intasare contemporaneamente il punto vendita e la recivitoria online causa ingorgo? Come si contrasta questo aspetto?
La gestione di una vendita di questo tipo era prevedibile sarebbe andata così. Io non condivido la gestione dell’attesa online, perché poi alla fine succede che chi si trova davanti il punto vendita è anche in coda sul web. Tutti loro intasano il canale internet. Chi acquista su internet deve lavorare su un allotment di posti. Le persone poi è chiaro devono essere abituate piano piano a lavorare di più su internet, ma con un concetto tecnologico diverso. Sposo quelle che sono le tecniche della Juventus. Ad un pubblico più abituato invece a recarsi al punto di vendita, invece, si possono dedicare allotment di tagliandi diversi, canalizzando i posti, così da avere un’organizzazione della vendita diversa. Non credo però che la Roma non abbia pensato a tutto questo, anche perché ha con sè il numero uno in Italia del settore, Carlo Feliziani, sempre attento ad accontentare i tifosi. Però se gli strumenti non ci sono o non funzionano bene, si creano i disagi.

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Redazione

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