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Sequestrati 8,5 milioni di euro all’imprenditore Massimo Mezzaroma per il fallimento della Robur Siena

Pubblichiamo un interessante articolo/ricostruzione del “Corriere Fiorentino” sul caso Mezzaroma cui oggi sono stati sequestrati 8,5 milioni di euro, per una indagine sul fallimento della Robur Siena (club di calcio di serie A). Tutto gira attorno alla valutazione del marchio AC Siena e ad una super valutazione della società BW Communication. 

Per il Siena, della gestione Mezzaroma, la parola «fine» era già stata scritta nell’estate del 2014.
La rinuncia all’iscrizione al campionato di serie B e la ripartenza dai dilettanti. Ora a ribadirla la Guardia di Finanza, che ha concluso le indagini riguardanti il fallimento della Robur. All’ex presidente Massimo Mezzaroma sono stati sequestrati beni per 8,5 milioni di euro e risulta indagato per dichiarazione fraudolenta, emissione di fatture per operazioni inesistenti e omessi versamenti di imposte e accesso abusivo al credito. Insieme al costruttore, gli avvisi di conclusione delle indagini sono stati consegnati ad altri 10 indagati, tra i quali alcuni ex rappresentanti della società bianconera.

Il marchio venduto e riaffittato
Le ipotesi di reato contestate sono: bancarotta fraudolenta patrimoniale mediante distrazioni di denaro; bancarotta fraudolenta mediante false comunicazioni sociali; bancarotta fraudolenta per pagamenti preferenziali. Il lavoro del Nucleo della Polizia tributaria delle Fiamme Gialle era iniziato tre anni fa, quando gli inquirenti avevano voluto approfondire l’operazione della vendita del marchio «Ac Siena» a una società romana, la B&W communication, avvenuta tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012 per 25 milioni di euro (5 volte tanto l’effettivo valore). Un trattativa portata a termine con l’intermediazione di Mps, che aveva erogato all’acquirente un prestito di 22 milioni di euro. Contestualmente alla cessione del marchio, la società romana aveva stipulato un contratto di affitto del marchio stesso, con la Ac Siena Spa, quindi, per utilizzare il proprio marchio si ritrovava a pagare un canone mensile, di valore pari alla rata del mutuo che la B&W doveva restituire alla Banca MPS finanziante l’operazione. In pratica la Robur, in pieno dissesto finanziario, era riuscita a ottenere un finanziamento che altrimenti non le sarebbe stato consentito. Una manovra simile era stata messa in piedi dalla Mens Sana Basket, poi finita al centro dell’inchiesta «Operazione time-out». (fonte: Corriere Fiorentino)

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Redazione

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