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Riccardo Silva si toglie il sassolino dalle scarpe, dopo la notizia del rigetto della richiesta di arresto

Riccardo Silva (fondatore di MP&Silva), coinvolto nell’ultimo anno, nelle indagini che hanno toccato alcuni ex manager del gruppo Infront, ha voluto, post rigetto dell’istanza di arresto presentata dai PM per Silva e due ex manager di Infront, presentare ai media la propria posizione rispetto a questa storia, che, per certi versi, ha dell’incredibile. Di fatto le indagini portate avanti dai PM hanno “modificato” gli equilibri all’interno del mondo dei diritti audiovisivi collegati al calcio. 

CASO INFRONT – PER SILVA EVANESCENTE L’ACCUSA DI ASSOCIAZIONE A DELINQUERE

Riccardo Silva è un imprenditore di “indiscusse e ampiamente riconosciute capacità imprenditoriali” ed è leader mondiale nella distribuzione di diritti audiovisvi” del calcio. Lo mettono nero su bianco i giudici del Tribunale del Riesame di Milano, nell’ordinanza con la quale hanno rigettato l’istanza presentata dalla Procura che aveva impugnato la decisione presa nell’aprile scorso da gip Manuela Accurso Tagano di respingere la richiesta d’arresto presentata dai pm per Silva e per due ex manager di Infront, indagati nell’ambito dell’inchiesta sull’assegnazione dei diritti della serie A di calcio. Il collegio presieduto da Cesare Tacconi nell’ordinanza spende anche parole di elogio per la società fondata dall’imprenditore, la MP&Silva Ltd.

Per i giudici del Riesame, infatti, “MP&Silva Ltd” società creata da Riccardo Silva “competitor presente a tutte e tre le gare indette dalla Lega Calcio dal 2009 al 2014, ha sempre depositato le offerte più alte rispetto agli altri concorrenti così aggiudicandosi i diritti audiovisvi del calcio per la distribuzione delle partite di serie A” all’estero. I giudici, inoltre, sottolineano come “il quantum delle offerte è sempre stato di gran lunga superiore a quanto ritenuto accettabile da Lega Calcio (che, infatti, ha il diritto di rifiutare – come in altre occasioni ha fatto – offerte non adeguate) e tale da sbaragliare la concorrenza: nel 2009 MP&Silva Ltd offre, e si aggiudica i diritti audiovisivi relativi alle stagioni 2010-2011 e 2011-2012, l’importo di 181.500.000 euro”. La seconda migliore busta era arrivata dalla società spagnola Mediaproduccion Srl ed era pari a 158.000.000 euro. Anche nel 2011 l’offerta della MP&Silva per i diritti tv relativi alle tre stagioni dal 2012 al 2015, pari 351.000.000 euro, fanno notare i giudici, era di gran lunga più alta rispetto a quella della società lussemburghese B4 Capital SA, che aveva offerto 288.000.000 euro. Nel 2014, infine, “MP&Silva Ltd offre e si aggiudica i diritti audiovisvi relativi alle stagioni 2015-2016, 2016-2017 e 2017-2018 per l’importo di 557.000.000 euro – si legge nelle carte -. Secondo migliore offerente è IMG Worlwide, LLC società statunitense, con 420.000.000 euro”.

Per il collegio, perciò, “ciò che il gruppo MP&Silva Ltd è riuscito a guadagnare immettendo sul mercato estero, con grande profitto, i diritti audiovisvi legittimamente acquisiti non può certo rappresentare indice di fraudolenza, nè costituire ‘profitto ingiusto’, poichè frutto di regolari contrattazioni d’affari con i network interessati, in danno alla Lega Calcio che ha, addirittura, massimizzato i guadagni con un incremento esponenziale in occasione delle tre gare.

I giudici, infine, hanno ritenuto che “la disintegrazione delle ipotesi accusatorie dei delitti scopo” contestati ai tre indagati, tra cui la turbativa d’asta, “finisce per rendere evanescente qualsiasi considerazione sull’esistenza di un’associazione a delinquere” di cui Silva, e altri due ex manager del mondo del calcio, avrebbero fatto parte.

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