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REPORTCALCIO 2019: I NUMERI DEL SISTEMA CALCIO ITALIANO

(di Andrea Ranaldo) – È arrivata alla nona edizione il “ReportCalcio”, fotografia del Sistema Calcio italiano realizzata dal Centro Studi FIGC in collaborazione con AREL (Agenzia di Ricerca e Legislazione) e PwC (PricewaterhouseCoopers).

Lo studio del 2019 prende in esame la stagione calcistica 2017/2018, e conferma una situazione critica: sono aumentati i ricavi, che superano per la prima volta i 3,5 miliardi di euro – grazie soprattutto agli introiti da stadio (+22,4%) e a quelli da sponsor e attività commerciali (+9,5%) -, ma è cresciuto anche l’indebitamento, passato da 4 miliardi a 4,27.

IL CENSIMENTO DEL CALCIO ITALIANO

Nel 2017-2018 il numero complessivo di tesserati per la FIGC è pari a 1,3 milioni, di cui 1,1 milioni rappresentato da calciatori (78%), 237 mila da dirigenti (18%), 32 mila da arbitri (2,1%) e 29 mila da allenatori (1,9%). Tali dati confermano il ruolo “egemone” del calcio nel panorama sportivo italiano: a fronte di 44 federazioni sportive affiliate al CONI, la FIGC incide da sola per il 24% degli atleti tesserati.

La crescita più consistente si registra nel movimento femminile, salito in 10 anni del 40%, e passato da 19 mila a 26 mila tesserate. È molto probabile che questo trend venga confermato anche dai Report dei prossimi anni, visto il crescente interesse e la grande attenzione mediatica riservati al calcio femminile negli ultimi mesi.

In generale, è ovviamente il calcio dilettantistico e giovanile a rappresentare il principale movimento sportivo italiano, con 12 mila società, 66 mila squadre e oltre 1 milione di calciatori. A livello regionale, le prime 5 Regioni per numero di giocatori tesserati incidono, da sole a livello aggregato, per il 53% del totale, e sono Lombardia (182 mila), Veneto (109 mila), Lazio (95 mila), Toscana (85 mila) ed Emilia Romagna (84 mila).

Si contano, infine, 833 mila calciatori under 20, di cui 40 mila nati all’estero. L’incidenza dei giovani calciatori maschi tra i 5 e i 16 anni rispetto alla popolazione è del 20%.

IMPATTO SOCIO-ECONOMICO DEL CALCIO

Il calcio costituisce un asset fondamentale del Sistema Paese italiano, ed è stato confermato anche da uno studio della UEFA che ha preso in esame, oltre all’Italia, le federazioni calcistiche di Svezia, Scozia, Polonia, Romania, Malta e Lettonia.

Il report è stato realizzato grazie a un algoritmo denominato “Social Return on Investment Model”, e aveva l’obiettivo di analizzare i benefici prodotti dalla pratica calcistica e di individuare i modelli più profittevoli per gli investimenti futuri.

L’Italia ha recitato la parte del leone dello studio, con 3 miliardi di utile su un totale di 6,3, suddivisi in 742 milioni afferenti al contributo diretto all’economia nazionale, 1 miliardo di risparmio generato dai benefici prodotti dall’attività sportiva, e 1,2 miliardi di risparmio sulla spesa sanitaria.

RICAVI DA STADIO IN CRESCITA, MA NON ANCORA AL TOP

Come anticipato nell’introduzione, i ricavi provenienti dagli stadi sono la voce che più è cresciuta, in positivo, per quanto concerne il profilo squisitamente economico del Sistema Calcio italiano. Tuttavia, i nostri numeri, se confrontati con quelli dei principali campionati europei, dimostrano come sia possibile un ulteriore salto di qualità.

Sommando le partite di campionato con quelle di coppa, notiamo che su 450 partite si sono registrati, in media, 24 mila spettatori, per un’affluenza totale effettiva di 10 milioni di persone, contro un’affluenza potenziale di oltre 18 milioni. I posti vuoti sono così stati 8 milioni, per una percentuale di riempimento pari al 58% della capienza: un numero di tagliandi invenduti molto alto, specie se paragonato a Inghilterra, Germania e Spagna, dove la percentuale di riempimento è stata, rispettivamente, del 91%, del 90% e del 71%.

Dati alla mano, si evince la disaffezione del pubblico per la Coppa Italia, che registra una percentuale di capienza del 36%, lontanissima dall’82% della Germania e dal 73% dell’Inghilterra: la competizione non è attraente per i tifosi, e una modifica del format, da tempo al vaglio della FIGC, appare l’unica soluzione possibile.

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Redazione

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