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Fondazione Laureus Italia Onlus in campo per lo sport dell’obbligo

(di Cristian Lanzanova) Al centro Sportivo Pavesi di Milano più di 900 bambini e ragazzi hanno partecipato mercoledi scorso alla 2° edizione dell’evento “Giochi senza cartella”.

«A ogni bambino dobbiamo garantire il lusso di praticare uno sport di alto livello dal punto di vista sportivo ed educativo. Per un bambino il lusso consiste nell’avere un allenatore che ti trascina e ti appassiona per tutta la vita. Il nostro compito è quello di creare questo lusso in tutte le periferie delle nostre città». Le parole di Giovanni Ghidini, coordinatore educativo della Fondazione Laureus Italia Onlus, sono così profonde che, per un attimo, sembrano quasi spezzare il vociare divertito dei bambini sparsi per il campo del Centro Sportivo Pavesi del quartiere Gallaratese di Milano. È qui che mercoledì scorso, in occasione della 2ª edizione dell’evento “Giochi senza cartella”, si sono dati appuntamento più di 900 bambini e ragazzi, di età compresa tra i 6 e i 14 anni, dell’Istituto Pareto, della Polisportiva Garegnano e dell’Oratorio Santa Cecilia. Una giornata di festa, all’insegna dello sport, che ha celebrato l’ultimo atto del progetto “Sport for Good”, realizzato grazie al finanziamento della Regione Lombardia e della Fondazione Cariplo e promosso in occasione della 4ª edizione del “Bando Sport: un’occasione per crescere insieme”. Un progetto, cui hanno preso parte oltre 200 bambini, che ha voluto porre l’accento sui temi dell’abbandono sportivo e dell’inclusione dei bambini non sufficientemente abili per praticare lo sport.

«Il tema dell’abbandono, in particolare, è delicatissimo – ci confida Giovanni. Molti bambini vengono avviati dai genitori alla pratica sportiva fin dalla tenera età, ma non appena la madre o il padre si accorgono che le capacità performanti dei loro figli non sono così elevate intimano ai bambini di abbandonare lo sport, consegnandoli di fatto al vuoto esistenziale che caratterizza tanti pomeriggi dei ragazzi delle scuole medie. Noi, come Laureus, vogliamo coinvolgere tutti nell’attività sportiva, senza fare selezione, almeno fino alla terza media. Promuoviamo lo sport dell’obbligo. Lo sport deve essere un diritto dei bambini a rischio di esclusione sociale per cui ci preoccupiamo che abbiano anche la copertura economica della quota di iscrizione alla pratica dell’attività sportiva. Senza lo sport un bambino fa molta più fatica a raggiugere quei valori che un giorno dovranno poi governare il suo agire: la tenacia, la capacità di reggere positivamente le frustrazioni e di darsi degli obiettivi realisticamente perseguibili. Investire nello sport significa investire sulla vita dei nostri ragazzi». Alle parole di Giovanni fanno poi eco quelle di Stefano Pucci, Presidente della Polisportiva Garegnano.

«Abbiamo voluto caratterizzare questo evento non come un semplice evento sportivo, che si basa su prestazioni e risultati, ma come un momento di aggregazione, amicizia e integrazione. Questo progetto ha creato opportunità di relazione tra i giovani, incentivandoli a praticare l’attività sportiva come stile di vita per una crescita sana nel rispetto delle regole e dei compagni». Mentre raccoglievamo le testimonianze delle diverse parti in causa, che hanno reso possibile questo progetto, la nostra attenzione è stata catturata dal tifo incessante di un uomo a bordo campo. Il suo nome è Angelo Lucio Rossi; in prima battuta potrebbe ricordare un imperatore romano, ma più semplicemente è il pugnace Preside dell’Istituto Pareto. «Il nostro è un lavoro di semina. Noi per primi, da addetti ai lavori, abbiamo smesso di sognare, ma dobbiamo riprendere a farlo. L’educazione non riguarda solo i bambini, ma anche gli adulti. Il nostro lavoro non deve dipendere dai finanziamenti che riceviamo, ma dobbiamo avere progettualità, creare una diversa cultura in grado di sconfiggere il cancro esistenziale che affligge molti dei nostri ragazzi». Al progetto ha collaborato fattivamente anche l’Associazione Mercurio, che si occupa di orientamento e interviene con workshop e programmi di lavoro mirati nei momenti cruciali del percorso scolastico, in modo da far emergere il talento dei ragazzi. «Nel corso del progetto abbiamo invitato i ragazzi a usare la pittura e la scrittura, in maniera molto semplice, per mappare le emozioni che hanno visto emergere durante la pratica sportiva oppure per descrivere le dicotomie vincere/perdere o forza/fragilità – ci ha rivelato Elisa Massoni. Un lavoro che dà l’occasione ai ragazzi di radicare le loro esperienze in maniera più riflessiva rispetto a quanto accade mentre si usa il corpo. È soprattutto l’occasione per creare un ponte permanente tra l’esperienza fisica e quella emotiva. Un lavoro che abbiamo condotto con sei classi delle scuole medie e tre delle scuole elementari».

A darci il senso di questa giornata è stato, infine, sempre Giovanni Ghidini, tracciando un parallelo tra i campioni celebrati durante i Laureus World Sports Awards, gli Oscar dello sport, o quelli che saranno presenti durante la prossima Laureus F1 Charity Night (la 6ª edizione si terrà il prossimo 5 settembre, a Milano, presso lo spazio Antologico di via Mecenate) e i bambini protagonisti di questo meraviglioso progetto. «Tra i campioni dello sport e i nostri ragazzi c’è disparità solo per la storia finale, ma non per quello che c’è alla base dell’attività sportiva. Per i nostri bambini volgere lo sguardo ai campioni più celebrati è come scorgere dalla finestra il profilo del Duomo di Milano o come osservare all’orizzonte lo skyline della città».

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