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Butti (FdI) chiede all’Esecutivo di ragionare sui limiti del gioco ma non di chiudere il settore

Negli ultimi giorni sono stati presentati 900 emendamenti al Decreto Dignità (primo provvedimento economico licenziato dal nuovo Esecutivo). Ben 180 di questi non sono stati ritenuti ammissibili. Tra quelli ammessi, cioè che hanno superato il “taglio”, c’è la proposta come primo firmatario del deputato Alessio Butti (Fratelli d’Italia), che, mira a ragionare su futuri limiti e tetti nel mondo del gioco (con particolare attenzione alla pubblicità e alle sponsorizzazioni in ambito sportivo), ma certamente non a bannare o censurare un intero settore. Un approccio ragionato da cui partire, per una eventuale riflessione o discussione anche tra gli operatori di questa area di mercato. Un settore che chiede allo Stato di poter continuare ad operare nel rispetto delle leggi, senza però essere considerato un comparto industriale di serie B.

PROPOSTA DI EMENDAMENTO

  1. All’articolo 9, il comma 1 è sostituito dal seguente:

1. Ai fini del rafforzamento della tutela del consumatore e per  un più efficace  contrasto  alla ludopatia,  fermo  restando  quanto previsto dall’articolo 7, commi 4 e 5, del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, convertito, con modificazioni, dalla legge  8 novembre 2012, n. 189, e dall’articolo 1, commi da 937 a 940, della  legge 28 dicembre 2015, n. 208, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse  con  vincite di  denaro, comunque effettuata e su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le  trasmissioni  televisive o radiofonicheè sottoposta ai seguenti limiti:

  1. a) ciascun fornitore di servizi media audiovisivi non può diffondere comunicazioni commerciali di tali giochi o scommesse con vincita in denaro oltre il 25% dell’affollamento pubblicitario orario;
  2. b) tale comunicazione commerciale può essere trasmessa esclusivamente tra le ore 23:00 fino alle ore 7:00 del giorno successivo, salvo nel corso degli eventi sportivi in diretta e 30 minuti prima dell’inizio di ciascun evento sportivo e 30 minuti dopo il suo termine.

In ogni caso, al fine di evidenziare i rischi legati al gioco patologico e realizzare un più efficace contrasto al gioco illegale, entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sentita l’Agenzia delle  dogane e dei monopoli, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni individua con proprio regolamento le linee guida per un formato di pubblicità responsabile, idonee a rendere il consumatore consapevole dei possibili rischi legati al gioco d’azzardo e distinguere le attività e i canali di accesso legali attraverso un’offerta chiara, trasparente e riconoscibile. Tale regolamento dovrà prevedere limitazioni di tale pubblicità sulla stampa quotidiana e periodica, sulle pubblicazioni in genere, sulle affissioni e su Internet.

A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto anche le sponsorizzazioni  di eventi, attività, manifestazioni, programmi, prodotti o servizi e  a tutte le altre forme  di comunicazione  di  contenuto promozionale, comprese le citazioni visive e acustiche e  la sovraimpressione  del nome, marchio, simboli, attività o prodotti la cui pubblicità,  ai sensi del presente articolo, saranno sottoposte alle seguenti limitazioni:

  1. tutti i contratti di sponsorizzazione attualmente in vigore devono essere depositati presso l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni;
  2. tutti i contratti di sponsorizzazione stipulati dopo l’entrata in vigore del presente decreto devono essere depositati, pena la loro nullità, entro 15 (quindici) giorni dalla loro sottoscrizione, presso l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni;
  3. i soggetti che hanno stipulato i contratti di cui sopra alle lettere a) o b) devono corrispondere il doppio del corrispettivo indicato nei predetti contratti su uno specifico conto del Ministero della Salute perché siano destinati allo stesso fondo previsto al successivo comma 4.

Sono esclusi dalle limitazioni di cui al presente comma le lotterie nazionali a estrazione differita di cui all’articolo 21, comma 6, del decreto-legge 1º luglio  2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, le manifestazioni di sorte locali di cui all’articolo 13 del  decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 2001, n. 430,  e  i loghi sul gioco sicuro e responsabile  dell’Agenzia  delle dogane  e  dei monopoli.

  1. All’articolo 9, il comma 5 è abrogato.

MOTIVAZIONE

Come è noto, fin dalla precedente legislatura, la posizione di Fratelli d’Italia è sempre stata molto chiara: contrastare in ogni modo il fenomeno della ludopatia. E questo anche se tale fenomeno dipende, dati alla mano, per almeno oltre 80% dall’uso indiscriminato delle slot machine e pochissimo dall’uso delle scommesse sportive.

E’ quindi giusto contenere questa piaga sociale, ma occorre farlo con equilibrio e responsabilità.

E’ di pochi giorni la notizia che migliaia di lavoratori si sono riuniti davanti al Palazzo della Regione di Torino a difesa del comparto industriale (minacciato da provvedimenti della regione Piemonte). E’ notizia di ieri che Google sta inviando in queste ore una lettera agli inserzionisti pubblicitari per annunciare lo stop immediato a pubblicità sui giochi, salvo poi spiegare meglio che, se sono licenziatari in altri mercati, possono continuare a fare pubblicità sul gioco. Da giorni molte leghe italiane, la Lega Calcio Serie A e la Lega basket in primis, hanno posto l’attenzione sul problema, atteso che il betting pesa oggi, il 20% del fatturato globale collegato alle attività di marketing (per ogni 100 euro di investimenti ben 20 arrivano dalle scommesse o da marchi del gambling). E tutto ciò mentre, in Francia, il club francese del Paris Saint Germain ha annunciato l’accordo (milionario) con l’operatore di gioco online Unibet  come partner di scommesse ufficiale del club transalpino.  Non è un caso che SKY e Mediaset evidenziano  una perdita notevole di investimenti pubblicitari proprio adesso che faticosamente il mercato pubblicitario sta cercando di recuperare quanto perso in questi ultimi anni.

Disoccupazione nel settore, trasferimenti all’estero di aziende betting, perdita di competitività dello sport, crescita del mercato parallelo non controllato e regolamentato, con un grande regalo a favore della criminalità organizzata Questi sono i problemi più seri che un intervento legislativo non responsabile, non sano, non intelligente può provocare.

Al di là quindi di evidenti discriminazioni a livello europeo (in tutti i paesi dell’Unione la pubblicità del gioco e delle scommesse e le sponsorizzazioni sono consentite) e di profili di costituzionalità (anche in relazione alla scadenza di contratti già in essere), e fermo che, come riportato dal Sottosegretario con delega allo Sport di qualche giorno fa, occorreva dare uno scossone all’ambiente, inquinato da una notevole comunicazione pubblicitaria proprio sulle scommesse sportive, occorre dare un segnale al mercato televisivo e allo sport.

Si sa che, come da Raccomandazione della Commissione Europea del 14 luglio 2014, soltanto un tipo di pubblicità responsabile può svolgere un ruolo decisivo nell’orientare i consumatori verso offerte legali e controllate.

Si sa che la regolamentazione della pubblicità responsabile soprattutto da parte dell’AAMS in tutti questi anni ha fatto emergere il sommerso del mercato clandestino, dando un brutto colpo alle criminalità organizzate.

E allora, se sono vere queste ultime considerazioni, occorre spostare l’intervento del governo da posizioni di “divieto assoluto” (per la pubblicità sui mezzi di comunicazione e soprattutto per le sponsorizzazioni, la cui parte pubblicitaria costituisce un parte, ormai neanche più preponderante) a “forti limitazioni”.

Occorre stabilire allora regole ancor più stringenti rispetto, ad esempio, al decreto Balduzzi, salvaguardando, senza danneggiarli, le esigenze delle televisioni e dello sport.

Una pubblicità ancora più responsabile e un controllo delle sponsorizzaizoni rappresenterebbe infatti un efficace alleato per la lotta al gioco d’azzardo patologico e alle attività di gioco illegali, promuovendo un approccio più consapevole al gioco ed esercitando un importante ruolo di filtro e controllo dell’offerta legale.

In questo senso, si ritiene innanzitutto auspicabile affidare ad Agcom (già competente per la contestazione e l’irrogazione di eventuali sanzioni), sentita l’Agenzia delle dogane e dei monopoli, il compito di controllare il mercato sia della pubblicità, non solo tabellare, in televisione e e sugli altri mezzi di comunicazione e di definire con proprio regolamento le linee guida per queste forme di pubblicità.

Quanto invece alle sponsorizzazioni, invece di vietarle, è possibile contenerne il fenomeno (senza sopprimerlo) e finanziare ulteriormente la lotta alla ludopatia. Chi vuole effettivamente investire in questo mercato (sia dalla parte betting sia da parte della società sportiva) sa che il 50% dell’investimento economico deve essere veicolato verso il fondo di cui al successivo comma 4 della stessa norma.

 

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