Sport&Affari – Modello Pozzo su Udineseblog.it
Qual è l’ingrediente segreto che fa sì che non si riesca ad esportare altrove questo modello?
“Udine è una piazza unica dove portare avanti questo tipo di calcio. In altre piazze, anche delle dimensioni calcistiche dell’Udinese, se ogni anno si vendessero due o tre big, i tifosi scenderebbero in piazza per protestare. Per non parlare di Roma o Napoli. E’ anche vero che le persone scelte per lo scouting sono superiori alla media: anche se ci fosse la condizione medesima in altri posti, non ci sarebbe probabilmente lo stesso riusultato.
Visti gli incassi perché non alzare anche solo del 10 per cento il monte ingaggi?
“Sballerebbe tutto e non è nel DNA vincere e fare il colpaccio: chi ha tentato di sfidare i grandi ha fatto una brutta fine e i Pozzo lo sanno. Con una gestione sana può invece sfuttare le mancanze altrui e probabilmente andare ai preliminari Champions, ma non può sfidare chi vuole vincere. Se mai accadesse, dovrebbe pagare ai giocatori premi che non le converrebbero. L’onere supererebbe l’onore”.
Intanto c’è il Watford, astro nascente della holding: se fosse promosso in Premier League i Pozzo lo farebbero divenire prima scelta?
“Certamente: in Inhilterra si fanno numeri maggiori, la differenza dei proventi solo televisivi è di un miliardo di euro tra Premier e Serie A e Pozzo è un imprenditore. Per non parlare di sponsor, merchandasing, ecc. Investe dove ci sono maggiori opportunità nel minor tempo possibile”.
Lo stadio nuovo però potrebbe fargli cambiare idea.
“Pozzo è un Macchiavelli: il fine giustifica i mezzi. Lo stadio nuovo è un grande obiettivo, ma l’aspetto climatico friulano non aiuta. Non credo che, a parte il primo anno, poi vada oltre la media di 12 mila abbonati reali”.