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River-Boca si trasforma in una “cinghia mattanza”. Da match del secolo a partita della vergogna

River Plate-Boca Juniors, ritorno della finale di Copa Libertadores, non verrà disputata (era prevista stasera per le ore 21 italiane) dopo gli scontri avvenuti ieri nell’area dello stadio e soprattutto dopo l’attacco al bus della squadra di Carlos Tevez (CABJ).

Ancora una volta il calcio diventa ostaggio di orde di “barbari” e delinquenti comuni, capaci di procurare danni fisici ad alcuni giocatori del Boca (nello specifico Pablo Pérez e Gonzalo Lamardo). Giusta la decisione di posticipare il match, a data da destinarsi, ma ancor meglio sarebbe annullare l’evento. Troppo gravi gli incidenti e gli accadimenti avvenuti per continuare a giocare, come se nulla fosse successo.

La violenza dentro e fuori gli stadi argentini è da troppo tempo un “clàsico”, ma così si non può proseguire. Non si può far finta di non vedere, girandosi dall’altra parte. In Argentina, come in Europa, come nel nostro Paese.

Troppe le infiltrazioni della malavita organizzata nel futebol sudamericano e quello che è avvenuto ieri lo conferma palesemente. La finale al Monumental si è trasformata nella “partita della vergogna”.

I tifosi hanno le loro responsabilità, ma è altrettanto grave, visti i precedenti tra le tifoserie dei due club di Buenos Aires, che il bus del Boca sia stato oggetto di una fitta sassaiola senza che le forze dell’ordine fossero presenti per bloccare i colpevoli e tutelare la squadra. Ieri si è sfiorata la tragedia. Adesso le istituzioni argentine devono prendere seri provvedimenti, altrimenti si rischia l’escalation nelle prossime gare tra le due tifoserie.

Il giornalista del Clarìn, Daniel Lagares ha parlato, attraverso un video, di una “società ignorante e malata”, riferendosi all’Argentina dei nostri giorni. Di un prodotto calcio utilizzato come “distrazione di massa” rispetto ai problemi del Paese. Perfettamente d’accordo con Lagares, ma c’è da sottolineare come, anche in Italia, non ci sia da stare troppo tranquilli. Molte curve sono gestite da persone che si presentano come tifosi, ma non si occupano solo di tifo. Ormai sono supporter “professionisti”, che comandano con stili non proprio democratici.

Per il momento, sempre nel nostro Paese, il problema del tifo violento è sotto il tappeto, ma non pensiamo di essere molto lontani dalle infiltrazioni della malavita presenti nelle curve del calcio argentino, sempre più surreale oltre che malato. 

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Redazione

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