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Le dichiarazioni del dirigente del Teramo sulla Camorra sono inaccettabili. Intervengano immediatamente FIGC e Lega Pro

Ci siamo talmente abituati ai “fake” che, quando mi sono state segnalate le dichiarazioni del neo AD del Teramo calcio (in una intervista video a VeraTv) sul tema della “Camorra”, ho pensato che fosse la solita bufala, perché un ruolo apicale di una società (soprattutto se operante nel mondo dello sport) non può esprimere forme di “rispetto” al mondo della Camorra.

Il tutto poi avviene al termine di una conferenza stampa, dove lo stesso AD del club inserito nel girone B della Lega Pro è stato presentato ai media in pompa magna. Il soggetto in questione è Nicola Di Matteo, nuovo Ceo del Teramo ed imprenditore edile, trasferitosi da giovane al Nord (nella città di Bologna) dove ha vissuto per molti anni.

A Vera Tv Di Matteo ha rilasciato un’intervista che farà discutere: «Mah, sinceramente, adesso dire che la camorra è una montagna di merda proprio no, come ho detto la considero una scelta di vita, loro hanno rispetto di me e io rispetto di loro. Ognuno fa la sua scelta, loro mi hanno lasciato fare la mia vita». Ha raccontato di aver lasciato Caserta quando aveva sedici anni. Nella sua au­tobiografia – “Una vita salvata” – scrive di «un ambiente nel qua­le ho vissuto, io con certa gente giocavo assieme, eravamo ra­gazzini assieme. Se rima­nevo al mio paese, potevo tro­varmi in quella baraonda». È emigrato cinquant’anni fa, si è affermato nel settore dell’edilizia e adesso ha rilevato il 20% delle azioni del Teramo squadra che milita nel girone B della Serie C.

Crediamo che questo caso,scoppiato nelle ultime ore, possa però avere un risvolto positivo: può essere l’occasione per dare un segnale all’interno del sistema. Figc e Lega Pro devono invitare il neo AD del Teramo a dare immediatamente le dimissioni e a cedere le quote societarie. Non può passare il concetto che la Camorra sia una organizzazione da rispettare. Se passa questo messaggio devastante allora lo sport è morto. E sottolineo “è morto”.

Il calcio deve essere l’Ambasciata dei temi collegati alla “legalità”. Abbiamo letto le dichiarazioni a caldo del presidente della Lega Pro, Francesco Ghirelli. Chiaramente vanno nella direzione opposta (La camorra è una organizzazione criminale che nulla può accomunarci. Noi siamo e saremo contro sempre senza se e senza ma. Una dichiarazione assurda e vergognosa. Non voglio aggiungere altro.”). Ma al numero uno della Lega Pro, così come a Gabriele Gravina, presidente della FIGC, ci permettiamo di dire: non è più sufficiente un “buffetto”. Da troppo tempo vediamo persone (sotto diverse forme dirigenziali), che entrano ed escono dal mondo del calcio come dalle porte di un saloon. E non c’è alcuna forma di controllo. L’importante è passare dal notaio per l’acquisto o la cessione di quote. Poi però ci stupiamo dei fallimenti nel calcio.

E’ tempo di dare un segnale molto chiaro e forte. Chi si avvicina al calcio deve rifiutare qualsiasi forma di “rispetto”, anche se a carattere ideale, nei confronti della criminalità organizzata.

Un dirigente sportivo, un tesserato, non può pronunciare, o anche solo pensare, concetti di tale gravità ed esprimerli con questa tranquillità.

A noi, ad esempio, la Camorra fa orrore (oltre che “schifo”), perché è un male endemico del nostro Paese da decenni. E siamo orgogliosi di scriverlo, perché abbiamo la difesa della legalità nel Dna di questa agenzia giornalistica. 

Invitiamo, pertanto, il presidente della FIGC a lanciare quanto prima una grande campagna dedicata al tema della legalità e a tenere accesi, anche nei prossimi mesi, i riflettori sulle proprietà calcistiche. Il controllo deve essere costante e capillare. Non è più tempo di attendere! 

aggiornamento ore 21.30 – apprendiamo da una nota stampa ufficiale il seguente provvedimento della Lega ProLa Lega Pro, in merito alle dichiarazioni dall’amministratore delegato del Teramo Calcio, Nicola Di Matteo, ha segnalato le stesse alla Procura Federale ed ha attivato il proprio Comitato Etico, presieduto dal Prefetto Francesco Cirillo.

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Marcel Vulpis

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