L’avvocato penalista Michele Laforgia sul caso Calcio Foggia: “Si apre una nuova stagione giudiziaria, la Puglia ancora una volta si dimostra un laboratorio”.
Foggia Calcio (anche nella prossima stagione in Serie C), prima società sportiva sotto controllo giudiziario: “Una misura protettiva, non punitiva”
Per la prima volta in Italia una società calcistica è stata posta sotto controllo giudiziario. Una decisione che traduce in pratica quanto previsto dall’articolo 34 del Codice Antimafia. Il Calcio Foggia 1920 è oggetto di un provvedimento unico nel suo genere, scaturito da una serie di intimidazioni e pressioni esercitate da soggetti riconducibili alla criminalità organizzata locale, la cosiddetta “Società foggiana”. L’obiettivo? Condizionare le scelte gestionali della società, ottenere vantaggi economici e persino influenzare l’ingaggio dei calciatori.
“È una sorta di misura protettiva” spiega l’avvocato penalista barese Michele Laforgia (nella foto in primo piano), legale del patron rossonero Nicola Canonico.

“Il provvedimento è un provvedimento di tutela, non un provvedimento punitivo nei confronti della società. È a seguito delle denunce del Presidente Canonico, che ha tempestivamente segnalato i tentativi di estorsione, che sono scattate le indagini della Direzione Antimafia e, quindi, l’intervento del Tribunale – Ufficio Misure di Prevenzione”.
Cosa prevede il controllo giudiziario secondo l’art. 34 del Codice Antimafia?
La misura non sostituisce la proprietà né la gestione operativa del club, ma prevede l’affiancamento di un amministratore giudiziario – nel caso di Foggia, l’avv. Vincenzo Chionna – con il compito di monitorare e garantire la “trasparenza” nella conduzione della società. Si tratta, come ribadisce Laforgia, di una forma di sostegno per un’impresa sottoposta a rischio di condizionamento mafioso.
“Si tratta del primo caso di applicazione dello strumento del controllo giudiziario nei riguardi di una società calcistica, in quanto ostacolata nella pianificazione e nella efficace conduzione delle sue progettualità sportive, attraverso intimidazioni e violenze che hanno pesato anche sugli atleti, costretti ad assistere a quelle pressioni e a temere di diventarne vittime”.
Minacce, estorsioni e pressioni sulla gestione sportiva
La decisione del Tribunale arriva dopo mesi di minacce gravi, culminate con il ritrovamento di un ordigno esplosivo nell’auto del figlio del presidente Canonico. Episodi che hanno segnato profondamente la direzione della società, costringendo Canonico a prendere le distanze dalla presidenza. “Nel nostro caso, i tentativi di estorsione si sono manifestati in una serie di pressioni esercitate da un pregiudicato sospettato di appartenere alla criminalità organizzata per ottenere assunzioni, rapporti economici e vantaggi dall’attività della società sportiva. Il provvedimento del tribunale si inserisce in questo quadro, per proteggere l’impresa” continua Laforgia (fondatore dello studio legale “Polis” di Bari). “Nel provvedimento si parla anche del tentativo di influenzare la scelta dei calciatori. Un’ingerenza che ha avuto un effetto diretto e pesante sull’attività della società sportiva”.
La risposta dello Stato e la posizione del presidente Canonico
Laforgia sottolinea il ruolo positivo e attivo tanto dello Stato quanto della vittima: “La Puglia ancora una volta si dimostra un laboratorio. È molto importante sottolineare il dato di condizionamento denunciato dal presidente Canonico. Noi non ci limiteremo a denunciare, ma ci costituiremo parte civile in ogni procedimento quando i responsabili saranno portati a giudizio”.
Per il Foggia ora potrebbe aprirsi un nuovo capitolo. “Canonico ha vissuto una situazione incompatibile con una gestione ordinata. Aveva già maturato da tempo l’idea di farsi da parte. Le minacce hanno solo accelerato questa scelta”.
Nonostante il clima intimidatorio e il rischio concreto di esclusione dal calcio professionistico, Canonico ha scelto di iscrivere la società al prossimo campionato, versando le somme necessarie per rispettare le scadenze federali: “Il rischio era quello di non riuscire a iscrivere la società. Canonico ha accolto l’invito dell’amministrazione giudiziaria, ha iscritto il club e ha ribadito che la sua stagione a Foggia è finita. Ha invitato le forze della città – imprenditori, istituzioni – a farsi avanti. La scelta di presiedere una società sportiva deve essere libera, non un obbligo a vita per chi investe risorse personali”.
Trattative in corso, ma tutto avverrà sotto controllo giudiziario
“Le trattative per il futuro sono aperte. Qualcuno si è già fatto avanti, ma d’ora in poi tutto sarà fatto sotto il controllo del tribunale e in collaborazione con l’amministrazione giudiziaria. Questo è garanzia per tutti, specialmente in un contesto difficile come quello foggiano”.
Un precedente che fa scuola
Di certo caso Foggia rappresenta un precedente storico e un possibile modello di intervento per proteggere lo sport italiano dai tentativi di infiltrazione mafiosa. La misura giudiziaria ha infatti una funzione chiara: proteggere un’impresa sana in un contesto ostile, senza bloccarne l’attività.

