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Di Maso: La Riforma dello Sport italiano era attesa da tempo. Piena fiducia nell’azione di Giorgetti

Tiene banco da alcuni giorni, tra gli operatori del settore, un intenso dibattito (con opinioni talvolta discordanti) sulla Riforma dello Sport messa in atto dal Governo pentaleghista in questi primi sei mesi di attività. Una “rivoluzione copernicana” per certi versi, a partire dalla trasformazione della Coni Servizi in Sport e Salute SpA.

Una “trasformazione” tracciata già nel contratto di Governo, tra M5S e Lega, e da molti non accettata (ancora oggi). L’unica cosa certa è che il nuovo Governo sta intervenendo seguendo un “progetto” politico ben definito. Senza fermarsi e tenendo dritta la barra  del timone, al di là dei naturali ostacoli o impedimenti (anche mentali) al cambiamento (tipici della società italiana).

Bandiere al vento al palazzo H del CONI

Sporteconomy ne ha parlato con Andrea Di Maso (nella foto in primo piano), 46enne imprenditore romano con progetti ed interessi anche nell’area del non-profit (in questi ultimi anni ha portato avanti iniziative e progetti nell’area del sociale con il brand “Festival del Cuore”). Consulente e membro del comitato organizzatore del Sei Nazioni di rugby (ha concorso di recente per essere selezionato come DG della Federazione) e del Comitato per i 100 anni del Coni, consulente del gruppo sportivo della Polizia di Stato-Fiamme Oro Rugby, oltre ad essere stato consigliere delegato (fino al 2008) ai rapporti istituzionali-politici del gruppo “Giovani” di Confindustria dell’Unione Industriali di Roma. 

D: Come commenta i primi sei mesi della nuova “Riforma dello Sport” voluta fortemente dall’Esecutivo pentaleghista?

R: Sono i numeri a parlare, al di là delle mie personali valutazioni. Dopo appena sei mesi dall’entrata in vigore della Riforma: +15% delle risorse rispetto a quanto inizialmente stimato e +32% delle entrate fiscali generate dallo stesso movimento sportivo, grazie al meccanismo automatico di finanziamento. L’opinione pubblica può essere colpita dalla crescita della soglia minima di trasferimenti annui dallo Stato al Sistema Sport italiano (da 408 a 468 milioni di euro), ma sarebbe, per certi versi, anche riduttivo o parziale come ragionamento. A gran voce, da tempo, il mondo dello Sport chiedeva una riforma concreta. Probabilmente ci sarebbe stata comunque, ma non con queste modalità di intervento e  soprattutto con questa velocità. Il Governo, sotto la guida del sottosegretario di Stato (con delega allo Sport), Giancarlo Giorgetti, ha messo la quinta. In pochi mesi sta radicalmente modificando assetti, ma soprattutto filosofie di intervento. Sono finite anche le “rendite di posizione” per molti soggetti. Questo apre ad una serie di spazi nel mercato dello sporti. Può piacere o meno (a seconda dell’orientamento anche politico, nda), ma resta il fatto che si sta intervenendo in modo veloce e su più fronti: dal mondo delle Federazioni, al sistema dilettantistico, al regime di fiscalità di vantaggio per i club professionistici di serie A (tema di grande attualità proprio in questa fase di Calciomercato, nda). Ripeto la Riforma dello Sport era attesa da tempo. Piena fiducia nell’azione di Giorgetti. 

D: Dopo i primi sei mesi qual è quindi il giudizio complessivo sull’operato di Giorgetti?

R: Sicuramente positivo. Si sta muovendo ascoltando tutti, diventando il terminale finale di una serie di istanze da parte di mondi diversi e di tanti operatori del settore. Il suo impegno, oltre che presenza concreta a Losanna, ha spostato sicuramente voti nella fase finale dell’assegnazione dei Giochi di Milano-Cortina 2026. Ci ha messo la faccia e soprattutto le garanzie economiche del nostro Governo. Il CIO ha capito che questo Esecutivo ha lo sport al primo posto. Non è solo, come successo nel passato, una piattaforma di vetrina o di ricerca del consenso. 

D: C’è chi “spinge” ancora per Giorgetti in Europa come Commissario per la Concorrenza?

R: Può fare bene anche lì, non ho dubbi, ma certamente sarebbe un peccato perdere un personaggio del suo profilo, perché sta investendo tanto (anche in termini di tempo e progettualità) nel mondo dello sport nazionale.

D: Nei mesi scorsi ha organizzato un evento per parlare di sport e di promozione della pratica di base. E’ ancora convinto di lanciare un nuovo EPS?

R: Questo progetto prosegue a tappe forzate, con la convinzione della necessità di un modo nuovo di promuovere lo Sport ai livelli di base sull’intero territorio nazionale, senza mai dimenticare, per esempio, l’universo dei soggetti diversamente abili. L’approccio allo sport sta cambiando a livello mondiale, e ciò sta avvenendo, con tempi più lunghi, anche nel nostro Paese. E’ importante sviluppare il tema della solidarietà e dello Sport per tutti, soprattutto libero (in termini di accesso) e gratuito. Le famiglie non riescono più ad arrivare a fine mese. Gli EPS, nel futuro, devono diventare un “corpo intermedio” a caratterizzazione sportiva, a supporto del tessuto socio-economico dei territori (soprattutto nei piccoli/medi centri spesso abbandonati o non coperti da impianti sportivi di alto profilo, nda). Detto questo il nuovo Ente di Promozione Sportiva seguirà tutti gli step previsti dalla legge e dai regolamenti in materia. Non è certamente una corsa a tempo. Puntiamo a realizzare qualcosa di nuovo, di grande e di innovativo. I tempi oggi sono giusti. Anche gli EPS devono evolversi nell’ottica di questa riforma generale dello Sport. 

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