Serie A - Serie B

As Roma: idea “public company”

L’A.s. Roma ha bisogno di una decisa sterzata e non solo in campo sportivo. Se i risultati non sono in linea con le attese dei tifosi, ciò che più preoccupa è il futuro di questa società (quotata in Borsa), che, pochi mesi fa, ha dovuto operare una massiccia ricapitalizzazione. Un segno di debolezza, più che di forza. Soprattutto quando si parla di titoli calcistici quotati sul listino nazionale. E allora ecco che stanno crescendo le voci di una possibile vendita del pacchetto di maggioranza di proprietà della famiglia Sensi. I fantasmi di finanzieri russi sono ricomparsi per poi svanire nel nulla, così come era già successo nella precedente stagione. Un’operazione che aveva creato non poche polemiche, ma che veniva data per fatta dai principali media sportivi.

Per salvare la A.s. Roma servono nuove idee, nuovi progetti. Seri, valutabili, trasparenti ed in grado di permettere la crescita graduale dello sport-brand A.s.Roma (football club tra i più noti a livello internazionale). Il quotidiano sportivo IL ROMANISTA ha lanciato, questa mattina, una campagna pro-public company. Via libera, pertanto, all’azionariato popolare mutuando le positive esperienze del Barcellona F.c., che oggi può vantare oltre 128 mila soci. Numeri galattici che dimostrano la forza, non solo sportiva, del club azulgrana. Un risultato record legato alle straordinarie capacità di aggregazione che la maglia del Barça produce all’interno del bacino dei suoi tifosi. Un risultato possibile soprattutto in una terra (la Catalunya), che come hanno ribadito i tifosi nel recente match contro il Real Madrid, “no es Espana” e che, soprattutto, ha una sola grande squadra di calcio (la seconda il Levante è relegata, infatti, nella serie B iberica). Il Barcellona, pertanto, è l’unica grande squadra cittadina e cattura l’amore, la passione di un’intera metropoli. Più difficile, invece, la situazione della A.s.Roma, che condivide stadio e tifosi con i cugini della S.s.Lazio.

L’idea della public company (by Il Romanista) può anche essere giusta in linea di principio, ma bisognerà individuare managerialità e risorse di alto profilo. E questo vuol dire spendere ancora prima di incassare. Si tratta di investire in un momento di mercato difficile, in cui è più facile navigare a vista che programmare. Ce la farà l’A.s. Roma a cogliere quest’ultima grande opportunità e ad uscire una volta per tutte dal guado?. La risposta nei prossimi mesi.

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