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Uva (FIGC): Mi candido nel Comitato Esecutivo UEFA per portare un contributo in termini di idee

Il Comitato Esecutivo UEFA, riunitosi lo scorso 9 febbraio, ha ricevuto la lista dei candidati per le elezioni al 41° Congresso Ordinario, che si terrà a Helsinki il prossimo 5 aprile. Come annunciato, in occasione del Consiglio Federale dello scorso 27 gennaio, tra i 13 rappresentanti delle federazioni candidati agli otto posti vacanti nel Comitato Esecutivo UEFA c’è anche il Direttore Generale della FIGC Michele Uva.

Questi i candidati ufficiali: Zbigniew Boniek (Polonia), Kairat Boranbayev (Kazakistan), John Delaney (Rep. d’Irlanda), Armand Duka (Albania), David Gill (Inghilterra), Reinhard Grindel (Germania), Marios N. Lefkaritis (Cipro), Elkhan Mammadov (Azerbaigian), Karl-Erik Nilsson (Svezia), Kieran O’Connor (Galles), Michele Uva (Italia), Michael van Praag (Olanda), Servet Yardimci (Turchia).

Per essere eletti servono non meno di 30 voti, rispetto ai 55 potenziali, quanti il numero dei Paesi membri dell’UEFA. Tra i “favoriti” oltre allo stesso Uva, ci sono David Gill (Inghilterra), Zbigniew Boniek (presidente Federcalcio polacca) e Reinhard Grindel (DFB/Germania).

Abbiamo incontrato Uva per capire meglio le motivazioni che l’hanno portato a questa scelta.

D: Come nasce questa candidatura?

R: Per spiegare questa candidatura bisogna partire da una riflessione tecnica. Possono attualmente candidarsi, sulla base delle nuove norme, sia i presidenti e i vice-presidenti, sia i segretari generali e i direttori generali delle federazioni europee riconosciute dall’UEFA. E’ un cambiamento che ha voluto lo sloveno Aleksander Ceferin, attuale n.1 del governo del calcio continentale, anche se alcune realtà non sono attente come altre sul tema della managerialità applicata al calcio. Nel prossimo futuro, pertanto, andremo sul mix di parte politica e manageriale. Sarà importantissimo avere la “contaminazione” tra queste due aree, una più politica (di solito proveniente dall’esperienza sul rettangolo di gioco), un’altra più operativa (dedicata ai temi della sostenibilità economica e non solo, nda).

D: Quanti sono attualmente i candidati con una “chiave di lettura” più manageriale?

R: In totale tre. Il sottoscritto per l’Italia, John Delaney per la Repubblica d’Irlanda ed Elkhan Mammadov, anch’egli direttore generale per l’Azerbaigian. Ogni due anni si cambiano otto membri dell’esecutivo e già oggi c’è il DG della Federcalcio francese, Florence Harduin, con un profilo marketing molto spiccato.

D: Qual è l’attuale lettura “geopolitica” in seno all’UEFA?

R: Possiamo sicuramente vedere, ed è sotto gli occhi di tutti, diverse macro-aree: federazioni dell’area Balcani, federazioni di lingua russa, federazioni di Paesi nordici, federazioni del Centro-Europa, e il gruppo delle piccole federazioni, come, per esempio, la Repubblica di San Marino o l’Andorra.

D: Qual è il ruolo della FIGC, in questo momento storico-economico del calcio continentale?

R: In questo periodo di “regionalizzazione” del calcio, l’Italia, sia per la sua posizione geografica, sia per la sua storia, sia per la congiuntura politica che sta vivendo, si sta muovendo come punto di riferimento assoluto di queste diverse “anime” politiche presenti nell’Europa del calcio.

D: Dopo alcune scelte del passato, che non sempre hanno pagato politicamente, adesso l’Italia è tra i maggiori sostenitori del nuovo presidente Uefa. 

R: E’ la vittoria di un intero movimento, ma anche dell’intuizione politica di Carlo Tavecchio. Una grande federazione di calcio deve avere un’idea forte di politica internazionale e la scelta di Ceferin è proprio in questa direzione. Abbiamo votato un giovane, determinato, che ha una visione di come si deve muovere l’UEFA nel prossimo quadriennio (è stato eletto lo scorso 14 settembre 2016, settimo presidente nella storia di questa realtà continentale). La mia candidatura nasce anche dal fatto che il presidente Tavecchio non poteva candidarsi avendo più di 70 anni (per la precisione 73, nda) e questo è un limite imposto dalla stessa Uefa. A ciò bisogna aggiungere, sotto il profilo personale, che da sempre ho lavorato molto sui rapporti internazionali. Il combinato disposto di quest’analisi mi ha portato a candidarmi a membro dell’Esecutivo Uefa.

D: Come si muoverà in caso di elezione?

R: Sarò assolutamente attento ai prossimi indirizzi strategici del calcio europeo. Questa candidatura la sto vivendo soprattutto come un contributo in termini di idee a sostegno non solo della federazione che rappresento, ma del calcio più in generale.

D: Parliamo di progetti futuri: c’è la possibilità di un nuovo Bid Europeo per l’Italia?

R: C’è già da tempo un’idea per Euro2028, dopo che sarà deciso chi vincerà tra la Germania e la Turchia per l’edizione del 2024. Chiaramente non saremo soli. Infatti già si parla di un possibile candidato da parte dell’area dei Paesi Nordici.

D: Ma non rischiamo di perdere per l’annoso problema degli stadi del calcio?

R: Abbiamo 11 anni di tempo, in caso di vittoria, per presentarci nel modo migliore. E’ chiaro che ci deve essere una ulteriore accelerazione di questo processo di ammodernamento dell’impiantistica sportiva tricolore. Ma analizziamo lo stato dell’arte attuale: abbiamo tre stadi nuovi/riammodernati (Juventus stadium, Mapei stadium e Friuli-Dacia Arena). Poi è già avanti il progetto di rilancio dello stadio Marassi, che sarà pronto tra due anni. Bologna inizierà i lavori dopo il 2021 e siamo fiduciosi anche per il progetto del nuovo stadio della Roma (il presidente James Pallotta ha promesso di aprire il cantiere entro gennaio 2018), per quello della Fiorentina e anche su Napoli c’è forte attesa per la sua ristrutturazione. Senza dimenticare lo stadio Olimpico di Roma, già utilizzato per una finale di Champions league (nel 2009).

Per concludere c’è anche il desiderio da parte della FIGC di ospitare a Roma la partita inaugurale di Euro2020, che sarà la prima edizione continentale “itinerante”. Prima l’Italia si occuperà dell’organizzazione del Congresso elettivo in programma nel 2019.

 

 

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