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Trump, Los Angeles 2024 e quell’occasione “rubata” alla città di Roma

(di Marcel Vulpis) – Dopo l’esclusione di Roma per “mano” dei pentastellati (a partire dal No alla candidatura della sindaca M5S Virginia Raggi) è il turno (probabile) di Los Angeles, a forte rischio affondamento (nel confronto con Parigi e Budapest) dopo la vittoria a sorpresa di Donald Trump (nella foto) negli Usa nelle ultime presidenziali.

Le rigide norme d’ingresso nei confronti di sette nazioni a maggioranza musulmana potrebbero trasformarsi in un pericoloso boomerang di immagine per gli organizzatori californiani, visto che il CIO (massimo organo di governo mondiale dello sport) da sempre punta all’inclusione dei popoli e non alla loro esclusione. Questa nuova politica “trumpista” farà storcere di molto il naso ai membri a cinque cerchi chiamati a scegliere la host city ufficiale (il prossimo 13 settembre 2017 a Lima in Perù) per i Giochi del 2024.

Nello specifico l’America ha scelto di chiudere ai rifugiati per 4 mesi (altro grave errore di politica internazionale oltre che di immagine) e ai cittadini (sul terreno dei “visti” di ingresso nel Paese) per tre mesi. Si tratta di Siria, Libia, Iran, Iraq, Somalia, Sudan, Yemen. Soprattutto nei confronti dell’Iran è un chiaro cambio di rotta rispetto all’amministrazione precedente (per capirci quella a “firma” democratica di Barack Obama). 

«L’ingresso di cittadini e rifugiati siriani» è «dannoso per gli interessi del Paese», ha scritto nel decreto Trump, che ha chiesto al Pentagono e al Dipartimento di Stato un piano per creare «safe zone» dentro e intorno alla Siria, per offrire protezione ai siriani che scappano dalla guerra.

L’immagine di un tripode olimpico a Rio de Janeiro

A prevedere i prossimi scenari che porteranno alla decisione del CIO c’è da mangiarsi le mani (e non solo quelle), perché Los Angeles ha chiaramente perso appeal nei salotti buoni del comitato olimpico internazionale (nonostante che il progetto sia assolutamente visionario e affascinante in alcuni punti) e Budapest è più un progetto-vetrina che qualcosa di veramente concreto. A questo punto rimane Parigi non solo per la bontà dei contenuti, ma anche per l’auto-esclusione degli altri potenziali concorrenti: Roma e adesso Los Angeles in primis.

Virginia Raggi esce dal CONI lo scorso 9 maggio, incalzata dal direttore dell’agenzia Sporteconomy sui temi della candidatura olimpica – foto ripresa da Corsera e Gazzetta dello Sport

Roma avrebbe potuto (a guardare ciò che sta succedendo proprio negli Usa) giocarsela fino all’ultimo con la capitale di Francia e non aver saputo comprendere (da parte della sindaca Virginia Raggi) questa opportunità (socio-economica) è incredibile oltre che autolesionista. Ma nel M5S c’è da tempo questo “virus” tendente purtroppo anche al compiacimento.

E tutto viene appiattito con l’alibi del “Abbiamo il consenso di oltre 700 mila romani”, come se i restanti 2.150.000 (residenti nella Capitale e che non hanno votato M5S) fossero “figli di un Dio minore” o i parenti poveri da cui guardarsi. Di contro sul fronte parigino c’è sempre una sindaca (Anne Hidalgo), che, davanti al CIO (in occasione dell’ultima assemblea di Doha in Qatar), invece, orgogliosamente ha “sponsorizzato” la proposta olimpica di Parigi. Forse ci vuole fortuna nella vita anche a scegliersi (sempre che sia possibile) il luogo dove nascere (con annessi politici).

E andando anche oltre l’aspetto della candidatura olimpica, come nel caso dei siriani, è colpa di questo popolo essere diventato il bersaglio di un presunto Stato islamico (il Califfato dell’ISIS), che ha scatenato, in questa parte del mondo, una guerra ricca solo di atrocità e dolore? Noi crediamo di no. Quindi chiudere le frontiere americane ai rifugiati siriani è un “delitto” contro l’umanità. 

Un momento di Omnibus su La7 con ospite il direttore dell’agenzia Sporteconomy Marcel Vulpis

Nota finale: Giovanni Malagò (presidente del Coni), in un recente intervento (sabato scorso) durante un evento della FIPSAS, ha dichiarato: “La ferita di Roma2024 è ancora aperta“. Come non dargli torto.

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Marcel Vulpis

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