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Dal gigantismo olimpico alla politica nana

(di Gianni Bondini)* – Chi ricorda i primi giorni di marzo 2004? Quando i Giochi Olimpici vennero scippati a Roma dalla maga greca Gianna Anghelopolu, con alchimie ancora oggi segrete ai più (anche se più di un addetto ai lavori parlò già all’epoca di fuoco amico). Una di quelle edizione (Atene2004) entrate nella storia del cosiddetto “gigantismo” politico.

Quella sfortunata spedizione italiana era composta (se confrontati con quelli attuali) da Giganti politici nazionali e capitolini. Come il sindaco di allora, Francesco Rutelli (ieri in grande spolvero a Politics su RaiTre con l’ex giornalista Sky Gianluca Semprini), che, pensate, aveva come suo addetto stampa Michele Ansaldi, con quale si andava correre lungo la sponda del lago Lemano per scaricare la tensione di quelle giornate cariche di attese, distrutte dal vice di Nelson Mandela, se non ricordo male ‘Nbeki che cedette il suo voto e quello degli africani alla Grecia.

Ansaldi oggi è deputato del PD è segretario della Commissione di vigilanza sulla Rai. E della comitiva faceva parte per la cronaca anche il presidente del Coni di allora Mario Pescante, oggi ambasciatore del Cio all’Onu, dopo una lunga parentesi di governo con Forza Italia al dicastero della Cultura come sottosegretario del ministro Urbani.
Mentre oggi la candidatura olimpica di Roma 2024 viene mortificata da Virginia Raggi, che non decide neanche se il gonfalone capitolino possa essere esposto senza l’autorizzazione dei “direttori”, vicina o dicono i maligni etero-diretta dal profeta della risata cattiva, ovvero Beppe Grillo fondatore ed oggi garante del M5S (dopo la morte di Gianroberto Casaleggio).

Ebbene per la sindaca di Roma, ancora senza Giunta al completo (su 14 candidati per l’assessorato al Bilancio già il 50% si è sfilato), vogliamo ricordare un vecchio film “I Giganti”, appunto. Una saga dei petrolieri del Texas, con attori della storia del cinema Usa, come Rock Hudson, ma questo c’entra molto poco. Ciò che c’importa che oggi di Giganti neanche l’ombra e il CONI di Giovanni Malagò e Roma 2024 di Luca di Montezemolo vengono purtroppo snobbati (ma non hanno colpa di ciò) da politici pentastellati che, oltre a confondersi sulla carta geografica mondiale dicono di “NO” per principio a tutto, perché il “sì” li costringerebbe a mostrare le loro incapacità tecnico-politiche condite di cattiverie. Tornando a ieri sera l’intervento televisivo di Rutelli, bistrattato ai tempi della vittoria di Gianni Alemanno, è stato da Gigante vero, non tanto perché lo sia nel concreto, ma perché se il benchmark è la narrazione politica dei pentastellati non c’è partita. E’ un 3-0 a tavolino per l’ex fondatore della Margherita e poi dell’API. Insomma la Raggi ci sta facendo rimpiangere quei vecchi politici, che, però, almeno sapevano di cosa parlavano. Purtroppo Rutelli ha la responsabilità, questo bisogna dirlo, di non aver cambiato il volto della città, durante il suo periodo di governo e questo non è colpa della Raggi. Anzi forse la Raggi è il prodotto, l’effetto di quegli anni scellerati in cui si sarebbe potuto rilanciare Roma e invece si è dormito sulla “poltrona”.

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