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Tutti parlano di naming rights per lo stadio Friuli, ma nella realtà è una semplice sponsorship

(di Marcel Vulpis) – Da ieri la stragrande maggioranza dei media italiani (sportivi e non) ha inondato il web di articoli sulla cessione dei diritti di nome dell’impianto del Friuli, totalmente riammodernato dalla famiglia Pozzo, per far crescere il brand Udinese. Tutti hanno sbagliato e vi spieghiamo perché. L’accordo prevedeva infatti che l’impianto fosse rinominato “Dacia Arena Friuli”, invece si continuerà a chiamare “stadio Friuli-Dacia Arena“.

L’impianto di piazzale Repubblica Argentina, infatti, si continuerà a chiamare ufficialmente “Stadio Friuli” e il nome “Dacia Arena” vi sarà soltanto affiancato.
Niente più di uno sponsor, assolutamente lontano da quel progetto di “naming” – sul modello degli stadi americani e di qualche impianto europeo – che aveva fatto arrabbiare i supporter, specialmente quelli dei settori più caldi, e interessato la politica. Tanto che sull’argomento si era espressa in prima persona la presidente della regione FVG Debora Serracchiani e il Consiglio regionale aveva votato, all’unanimità, una mozione in cui si chiedeva di mantenere “Stadio Friuli” posizionando successivamente l’eventuale nome dello sponsor.

Sulla decisione finale, avranno pesato anche i dubbi correlati al fatto che un contratto di “naming” avrebbe portato, in caso di cambio di sponsor, a dover ricominciare da capo la procedura di modifica del contratto sottoscritto dal comune con l’Udinese calcio per il trasferimento del diritto di superficie, ma è molto più probabile che alla fine il cambio di rotta sia stato impresso dall’aver condiviso e capito la volontà di chi, domenica dopo domenica, sostiene la squadra dagli spalti. l risultato, dunque, è che lo stadio resterà Friuli e che il nome Dacia Arena verrà posizionato all’esterno dell’impianto, dopo la denominazione ufficiale, sulla “pancia” delle due curve.

In cambio, il marchio automobilistico verserà all’Udinese 2,5 milioni di euro in cinque anni, ovvero 500 mila euro all’anno. Certamente è stata persa una grande occasione commerciale e questo conferma il fatto che in Italia la burocrazia è il vero male endemico di questo paese per chi vi intende fare impresa, anche a carattere sportivo. La domanda da porsi infatti è: Quanto avrebbe potuto guadagnare l’Udinese e in quota parte il Comune di Udinese, se si fosse arrivati ad un accordo completo di title-sponsorship dell”impianto? Ancora una volta questo Paese ha perso una grande occasione di dare risposte concrete ad un partner mondiale (Dacia è un marchio automotive del gruppo Renault) in ambito commerciale. 

Più in generale l’intera operazione di riammodernamento costerà all’Udinese circa 25 milioni di euro (di cui ben 20 milioni garantiti dall’Istituto per il Credito Sportivo, ultima banca pubblica (specializzata nel business sportivo) controllata all’80,4% dal ministero dell’Economia).

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Marcel Vulpis

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